FERTILITÀ, UN PATRIMONIO DA CONSERVARE
                                  di Cristina Mascheroni

     Recentemente, un fatto insolito e abbastanza curioso ha stimolato la mia attenzione, spingendomi a riflessioni filosofiche di lunga portata. “Costretta” a frequentare ospedali e ambulatori medici per acciacchi vari (ehhhh…beata gioventù!), durante le lunghe ore dell’attesa mi sono guardata intorno in una sorta di censimento dell’età media delle persone che frequentano questi luoghi. Pensando di essere una delle poche frequentatrici “di giovane età”, mi sono accorta invece che attorno a me gravitavano ragazzi e ragazze un bel po’ più giovani; i loro jeans alla moda e le T-shirt colorate non riuscivano a mimetizzare l’espressione preoccupata dei loro volti. “Che stranezza” ho pensato “quando ero giovane io l’ambulatorio del medico lo vedevo si o no una volta all’anno per l’influenza stagionale, proprio perché obbligata dalla mamma…”
     Ascoltando i loro discorsi, sono rimasta assai stupita, non riuscivo a credere alle mie orecchie. Si trattava perlopiù di giovani coppie in attesa di visita medica perché, dopo vari tentativi andati infruttuosi, non riescono a concepire un bambino. “Non ci posso credere”, mi sono detta, “sarà un caso…”
     Successivamente, l’incontro fortuito con una vecchia amica d’infanzia mi ha riproposto la questione. Chiacchierando mi ha confidato, fra incertezze e timori, che lei e il marito, sposati ormai da una decina di anni, dopo molteplici tentativi non riescono a concepire un bambino ed allora hanno deciso di rivolgersi alle strutture specializzate per tentare la via della fecondazione assistita. Presa la decisione, immagino non facile, di farsi aiutare dalla medicina per riempire una culla vuota da troppo tempo si sono rivolti alle strutture sanitarie, ospedali pubblici dove la Sanità, in Italia ben pagata dai lavoratori, deve assicurare loro la possibilità di accedere ai trattamenti sanitari. E qui la prima sorpresa… le liste d’attesa sono infinite!
     La mia amica mi ha raccontato, fra le lacrime, di telefonate quotidiane al call center dell’ospedale per sapere se, per pietà, si è liberato un buco per l’appuntamento con il medico ma niente, le liste sono chiuse e sono prenotate per mesi e mesi. Questo solo per il primo colloquio, si domanda la mia amica, e dopo? Quanti mesi dovrò ancora passare attaccata al telefono per avere gli appuntamenti per portare avanti una gravidanza? Già è una questione delicata e difficile da affrontare, perché è così maledettamente complicata anche la partenza? Ovviamente, appena pronunci la magica parolina “appuntamento a pagamento” (al modico costo di euro 300,00 alla volta) tutte le porte si spalancano… Ma la Sanità, in Italia, non è un diritto del cittadino sancito dalla Costituzione Italiana? Oppure ci siamo trasferiti con un balzo spazio temporale di un nanosecondo in America dove la salute è a pagamento e non ce ne siamo

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