sua città, ebbe a dedurre alcuni decenni fa che la struttura della Ferrara erculea “suggerisce il tracciato del quadrato astrologico, lo strumento grafico con il quale gli astrologi del XIV e del XV secolo costruivano i temi di natalità, cioè evidenziavano quella sorta di Dna del destino che, per ciascuno di noi, è impresso nelle stelle e sovrintende alla nostra vita.” L’analisi di Carlo Bassi è affascinante. Si muove nello stesso spirito di quegli antichi costruttori di “città ideali”.
Astrologia e magia, nella Ferrara d’oro dei secoli XV e XVI, erano infatti, a vari livelli, patrimonio e cultura di tutti, dal duca fino all’ultimo dei sudditi. Il duca Leonello d’Este, come attesta lo storico Angelo Decembrio, soleva indossare, ogni giorno della settimana, un abito di diverso colore per essere in armonia col potere astrale delle divinità planetarie che danno i loro nomi ai giorni della settimana.
Anche l’arte della divinazione con i tarocchi (detta allora ‘gioco dei trionfi’) ebbe in Ferrara il suo primo centro di irradiazione europea. E in quanto alla diffusione della magia tra le classi popolari, ne basti la testimonianza scherzosa di Ludovico Ariosto nella commedia “Il Negromante”, che proprio a Ferrara fu rappresentata la prima volta durante il Carnevale del 1528. Il sorridente spirito ariostesco allontana gli spiritelli foschi che al Tasso, invece, fecero venire le traveggole. Il diavoletto Crespolino, da buon ferrarese, era allergico alle apocalissi.
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