un’immensa ruota di fiamma che gira vorticosamente. E poi, superato un ponte stretto e scivoloso, ecco il paradiso terrestre che collega il mondo umano a quello divino, la terra al cielo. Ivano, come Dante, ascende di grado in grado le tappe della perfezione celeste, fino ad accecarsi davanti alla luce sovrannaturale del Creatore. Infine, redento, esce dalla caverna e torna tra gli umani.
Quante meraviglie in fondo a quel pozzo senza fondo. Clemente VII e il Sangallo credevano di poterne attingere solo acqua. Non sapevano che a Orvieto, così, sarebbe risorta una delle leggende più suggestive della tradizione esoterica cristiana. Non sapevano che il Pozzo della Rocca sarebbe diventato per sempre l’immagine più famosa del Pozzo di San Patrizio.
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