PORTOGALLO: LA MAGICA QUINTA DA REGALEIRA A SINTRA
                                              di Massimo Jevolella

     Cosa può creare la fantasia di un architetto, in un luogo meraviglioso come la Serra de Sintra, in Portogallo, se un signore più ricco di Alì Babà gli dà carta bianca per coniugare il suo gusto per l'arcano con la sua profonda fede religiosa? Ecco cosa può creare: un palazzo fiabesco immerso in una foresta incantata. Un luogo sognato, progettato e realizzato nel giro di pochi anni, tra il 1904 e il 1910, con l'unico scopo di sospingere i visitatori nei labirinti di un sorprendente itinerario iniziatico, ma andiamo per gradi. Vorrei raccontarvi questa storia proprio come se fosse un piccolo romanzo d'avventura. Anche se in realtà è solo la cronaca fedele di una giornata davvero molto particolare.
     Mi trovavo dunque a Lisbona verso i primi di maggio del 2004, come semplice turista innamorato della cultura e delle tradizioni di quella bellissima città. Il nome del poeta Fernando Pessoa era evocato dovunque e in mille modi diversi; sembrava quasi che ignorare Pessoa significasse disconoscere completamente l'anima della capitale lusitana. Confesso che non ero mai stato un gran lettore di questo celebrato personaggio. Chissà perché, la sua figura m'ispirava solo visioni malinconiche. Allora cominciai a leggere in albergo una biografia del poeta, insieme a una piccola guida di viaggio dedicata a Lisbona, che egli aveva scritta nel 1925, e con mia sorpresa venni a sapere che Pessoa era stato anche un cultore delle scienze esoteriche, della magia e dell'astrologia.
     Mi venne perciò un'idea, una tipica idea da viaggiatore che sogna di scoprire luoghi inconsueti e speciali: girai le più grandi librerie del centro, parlai con i librai e chiesi loro se a Lisbona o negli immediati dintorni vi fosse un luogo, un palazzo, un quartiere, un'antica chiesa o quant'altro, particolarmente legato a suggestioni magiche o avvenimenti arcani; un luogo che il poeta avesse amato proprio per via della sua aura di mistero.
     L'inizio della ricerca fu poco incoraggiante. “Nada, non ne so niente”, mi rispondevano tutti. Non potevo credere che una città come Lisbona non nascondesse qualche perla misteriosa. Poi, finalmente, quando ormai pensavo di rinunciare al mio proposito - accade sempre così, non è vero? - capitai per caso davanti alla vetrina di una piccola libreria un po' appartata del Chado, il quartiere alto di ponente che s'affaccia direttamente sulla Baixa, la città bassa, e fronteggia l'Alfama, il nucleo originario di Lisbona, dove sorge l'antica Cattedrale. Era una bottega antica, odorosa di vecchio legno e intrisa di ricordi: sembrava rimasta uguale a come doveva essere ai tempi di Pessoa. Mi accolse

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