contatti con l’istituto Fondazione Salvatore Maugeri, nella città di Pavia, a due passi da casa di Anna. Le cure, infatti, possono essere eseguite in un luogo diverso da quello di diretta operatività del team curante. Alla Maugeri, Anna, ha trovato due conoscenti di Canevari molto competenti, i quali hanno iniziato a prendersi cura di lei: il dottor Poggi, oncoepatologo, e l’oncologa del day hospital Cristina Teragni, da noi intervistata nel maggio del 2011.
     La diagnosi: il surrene, il male primario, non è ciò che ha preoccupato maggiormente il team di Berruti. Sono le metastasi al fegato, sparse ovunque ed in numero elevato, a preoccupare maggiormente. Ad allarmare, mi evidenzia in verità Anna, che, al termine della visita, è uscita in lacrime dall’ospedale. È stupefacente la reazione dell’endocrinologa, la dottoressa Daffarra, che ha urlato le seguenti parole: “come è possibile che nessuno dei medici da voi contattati si sia accorto delle lesioni al fegato e della loro urgenza!”
     La sua malattia è rara e sostanzialmente non curabile. Si può sopravvivere con l’uso di un farmaco a base di mitotane, è statisticamente comprovato, ma in rarissimi casi porta alla guarigione completa. Ci si può salvare essenzialmente con l’asportazione del primario, ma non ora, non subito, così come le hanno invece prospettato gli oncologi precedentemente sentiti. Una operazione del genere indebolisce molto il corpo e le metastasi al fegato, evidenzia la dottoressa Sperone, potrebbero non essere più sotto controllo e crescere. Senza contare che, a causa delle dimensioni, oltre 13 cm, il primario non è operabile. Anche il fegato non è operabile, troppe lesioni e sparse ovunque, si deve iniziare con un ciclo di almeno quattro chemioterapie, affiancate dal già citato farmaco a base di mitotane, dopo delle quali si valuterà il da farsi in base all’esito di una TAC di controllo. Ad ogni modo, al massimo si potranno fare sei cicli, diversamente, la tossicità dei farmaci supererebbe il beneficio della cura stessa, ipotizzabile da Berruti in un 50% di possibilità che il tumore reagisca ai farmaci.
     Da questo incontro Anna ha scoperto che Canevari, Poggi, Teragni, ricchi di intelligenza emotiva e di umanità, sebbene dovrebbero essere la regola sono l’eccezione; in sostanza, non stupitevi se vi capiterà di parlare con oncologi sicuramente molto preparati ma umanamente insensibili, i quali vi tratteranno come il paziente numero… Loro sono ricercatori e sovente voi potete essere, oltre che un numero, un paziente eccezionale, eccezionale nel guarire, da portare come esempio al prossimo meeting, eccezionale nel morire, come esempio di caso sfortunato che abbassa la percentuale di efficacia di un protocollo di cura.
                                                                      .............continua - Seconda parte

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