si trascina lenta, senza ritmo e stenta a decollare. Troppi i temi importanti tirati in ballo dall’autrice: la colpa e l’espiazione, il pentimento, la vita e la morte, l’amore e la vecchiaia, le identità vissute e nascoste, tutto mescolato insieme in un miscuglio di ideologie tenute insieme dal filo del buonismo e della superficialità. Da notare che il romanzo è costruito con la tecnica del doppio narratore: da una parte la giovane Sandra, dall’altra la saggezza di Julìan, ma anche questo espediente non funziona; i due personaggi, che costituiscono la centralità del romanzo, l’Io narrante, in realtà non hanno personalità ben tratteggiate, ma sono interscambiabili, nessuna peculiarità li distingue e se non si è più che attenti si finisce per confondersi e non sapere più chi sta dicendo cosa.
     Poco pathos, poca suspense, tanta monotonia fra le pagine di questo libro, tant’è che durante la sua lettura si viene pervasi da quella specie di sonnolenza che fa sbadigliare, tipica dei pomeriggi assolati d’estate quando ci si accomoda all’ombra di un albero con un libro in mano… La quarta di copertina recita “scorre come un fiume in piena”, in realtà sembra un solitario rigagnolo d’acqua che, faticosamente, ci ha accompagnato fino alla fine, scontata e frettolosa come l’intero romanzo.
     Un ringraziamento va dato, però, all’autrice, Clara Sanchez. Grazie per aver puntato i riflettori su un aspetto poco conosciuto del genocidio compiuto dai nazisti: la fuga di questi ultimi verso i Paesi Arabi, il SudAmerica e la Spagna, paese vicino dove molti di loro hanno trascorso felici e contenti gli ultimi anni della loro vita, senza mai pentirsi un attimo per gli scempi compiuti, protetti dal governo franchista del tollerante Paese. Grazie per averci ricordato che il male, a volte, è ben nascosto accanto a noi e si può celare dietro occhi miti e facce sorridenti. Grazie per averci fatto ricordare l’orrore, per aver riacceso l’attenzione su quello scempio che fu il genocidio degli ebrei. A causa di questo romanzo, la scrittrice ha ricevuto in patria minacce di morte da parte di gruppi neonazisti per aver rinvangato vicende ritenute ormai, a torto, morte e sepolte.
     Fa riflettere una frase inquietante della Sanchez, riportata nelle ultime pagine del libro, una frase che riassume tutti i temi del libro e che, forse, ci fa capire quale era il fine ultimo di questo romanzo: “Gli psicopatici attraggono, bisogna stare in guardia perché loro sanno come manipolare gli altri e possono occupare gli scranni di potere. Bisogna avere buon senso e rimanere lucidi, sempre.” Una lezione di vita che non dobbiamo dimenticare mai, affinché l’odio non abbia più modo di prevalere e quello che è successo non accada mai più.
                                                                               Cristina Mascheroni

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