IPOTESI DI FUSIONE TRA SACBO E SEA: IL FUTURO DI ORIO?
                                  di Pierluigi Piromalli

     In questi anni si è avuto modo di registrare, a più riprese, la robusta crescita, in termini di volumi di traffico e di passeggeri trasportati, dell’aeroporto orobico che, nel panorama degli scali nazionali, si è ormai assestato alle spalle dei due più grandi aeroporti italiani, Fiumicino e Malpensa, tradizionalmente accentratori del flusso dei viaggiatori per il Nord e Sud Europa, sopravanzando addirittura Linate, ormai relegato al ruolo di comprimario e retrocesso a City Airport, sebbene non formalmente qualificato come tale. Infatti, quella che fino a qualche anno fa era una delle tante realtà aeroportuali disseminate a macchia di leopardo sul territorio si è, però, per una serie di coincidenze anche fortunose, consolidata fino a collocarsi in una posizione di privilegio, ma soprattutto geograficamente strategica.
     Tale ultimo aspetto ha suscitato la crescente attenzione, in particolar modo, della società che controlla gli scali milanesi di Linate e di Malpensa, quella SEA che già tentò, in passato, la conquista di Orio al Serio, dal 23 marzo 2011 ridenominato “Il Caravaggio International Airport Bergamo Orio al Serio”, e che ora, mossa da rinnovato slancio calcolatore, è tornata all’assalto proponendo alla SACBO, società di gestione di Orio, un progetto di holding tra le due società aeroportuali. L’ipotesi, tuttora all’esame di SEA e SACBO, è rappresentata dalla creazione di una holding tra le due aziende, per imporsi sullo scenario commerciale dei voli e contrastare gli assalti dei colossi europei che si propongono di conquistare ampie fette di mercato sul territorio nazionale. Rispetto al passato, allorché SEA avrebbe voluto acquisire il pacchetto di maggioranza di SACBO per frenare l’espansione di Orio a favore degli scali milanesi e per rafforzare il progetto Malpensa poi abortito per il ritiro di Alitalia, l’attenzione si è ora spostata verso gli operatori esterni, ai quali fa gola attingere al mercato interno dei voli erodendo spazi ai vettori e alle società nazionali.
     Se l’obiettivo è quindi variato in relazione ad una mutata realtà commerciale, i numeri restano identici al passato, ma sono le percentuali a fare la differenza, poiché, nella ipotetica nuova grande società, la SEA, a quanto si è vociferato, deterrebbe l’85% contro il 15% di SACBO ed ogni maligno commento si giustificherebbe da sé. Una operazione che, se portata a termine, richiamerebbe alla memoria quella che BAS fece con A2A, motivo per cui Palafrizzoni ha deciso di mantenere comunque alta l’attenzione e assumere l’atteggiamento tiepido e circospetto di chi vuole difendere i propri interessi di casa.

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