Crespolino, riferisce ancora Rabelais, era uno spiritello pettegolo, svitato, ma a modo suo anche prudente. Se gli chiedevano profezie sul futuro, non si azzardava mai a dire la verità. Forse egli sapeva fin troppo bene che a Ferrara, città splendida e fastosa, sede eletta di quella civiltà di “donne, cavallier, armi ed amori” che Ariosto aveva sublimato così deliziosamente nel suo Orlando Furioso, era anche città di ombre inquietanti, di drammi e fosche tragedie. Sapeva che Ferrara è città di forti destini, chiaramente impressi nelle stelle e nella sua stessa struttura urbanistica, legata agli astri non meno di quanto lo furono, sempre, la sua scienza e la sua cultura. A Ferrara studiò Copernico, il genio polacco che tracciando una nuova meccanica del cielo rivoluzionò la scienza europea. A Ferrara fiorirono astrologi come Pellegrino Prisciani e Marcello Palinganio Stellato, che mise in versi lo Zodiaco della vita. A Ferrara, in una grande sala del Palazzo di Schifanoia, il maestro Francesco del Cossa dipinse su ordinazione del duca Borso d’Este un grande ciclo di raffigurazioni astrologiche la cui importanza fu sottolineata dai maggiori storici del Rinascimento italiano.
     Luogo eletto, dunque, di magia astrale, situata accanto a un fiume (il Po), proprio come Torino, Lione e Praga, Ferrara è oscuramente legata ai segreti della terra: la fine del dominio estense fu annunciato da un decennio terribile di terremoti e di segni celesti. La prima scossa terrorizzò i ferraresi nella notte tra il 16 e il 17 novembre del 1570. Negli anni successivi si contarono più di duemila sismi di assestamento. Di lì a poco, casa d’Este fu sopraffatta dal Papato. Ferrara decadde, e fu Modena la nuova capitale del ducato. Ed erano stati gli Estensi a fare di Ferrara la prima grande “città ideale” del Rinascimento. Le mappe cinquecentesche della città ne mostrano la complessa geometria, stabilitasi dopo la celebre “addizione erculea” della fine del Quattrocento: Ercole I d’Este decise di ampliare la città, che “scoppiava” a causa del boom demografico e affidò la direzione del piano urbanistico all’architetto Biagio Rossetti, uomo intriso di conoscenze sacrali ed esoteriche. Di fatto, oggi, gli storici riconoscono che Ferrara fu la prima città europea ad avere un vero “piano urbanistico” degno sia delle antiche regole tradizionali (cardi e decumani, orientamento delle porte, centro, ecc…) sia dei moderni criteri di espansione urbana. Un vero miracolo di equilibrio: la struttura medievale della città fu rispettata e il nuovo sorse dall’antico come il fiore che si espande dal suo bocciolo. La via della Giovecca e il Palazzo dei Diamanti furono le gemme centrali di quella corona di bellezze.
     In base a una serie di sorprendenti osservazioni, lo scrittore Carlo Bassi, il valente architetto ferrarese che ha dedicato la vita allo studio della storia della

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Ferrara, Lucrezia Borgia, Ippolito d’Este, Crespolino, Cincinnatulo, Spirito, Rabelais, Ariosto, Copernico, Palazzo di Schifanoia