tranquillizza, sebbene non vi sia nulla di male nel volersi disperare.
     L’esito: “massa soprarenale con diametro di 13 cm e relative alterazioni focali solide epatiche bilobari. La massa è di pertinenza del surrene sinistro.” Non sarebbe morta di lì a poco, ma non c’era da scherzare, la diagnosi non era da prendere alla leggera.
     Su consiglio di Canevari, senza perdere tempo, prendiamo appuntamento per una biopsia. Questa procedura è fondamentale per capire con quale tipo di tumore si ha a che fare, ma se si sapesse che cosa comporta la si eviterebbe. Parlare di Male, sebbene con la lettera maiuscola, è un eufemismo. Quel pomeriggio, alle 15.00, c’ero anche io. Non sottovalutate mai l’amicizia; per un malato oncologico è importante che vi si stringano a sé gli amici più cari, i quali non devono farsi delle remore nel chiedere lo stato di salute dell’amico o amica malati. Trattandosi del primo importante passaggio verso una sperata guarigione (insomma, tradotto, tanta fifa), Anna ha voluto con sé la mamma, il fidanzato ed io come supporto psicologico. Le infermiere le dicevano di non preoccuparsi, era una “cosa” veloce… sì, è vero, ma a mente serena, entrare con una sonda, arrivare fino a chissà dove e strapparti un pezzetto di tessuto per le successive fondamentali analisi, fa male, ca… se fa male. Avevo i brividi alle gambe, tipo quando senti di soffrire di vertigini, quando Anna mi spiegò che il dolore era così forte nel cervello che non si era accorta nemmeno quando il dottore avesse finito. A proposito, trattasi di Dore, tecnico radiologo del Policlinico San Matteo di Pavia. È di poche parole, ma dicono tutti che è un luminare nel suo campo.
     L’esito: “adenocarcinoma cortico-surrenalico”. Ora Anna conosce anche il nome del suo nemico.
     Sapete, l’unico scopo di questo racconto non è quello di raccontarvi una storia, magari per strapparvi una lacrima, ma è quello di permettervi di evitare di perdere tempo prezioso, come per Anna, in errori che scoprireste aver commesso in seguito. L’esperienza di Anna la dovete vedere come una sorta di consigli che nessuno potrebbe darvi se non dopo aver vissuto una esperienza simile. Tanto per iniziare, credete che potete rivolgervi al primo oncologo che vi capita a tiro? Credete che tutti gli oncologi siano egualmente bravi? Pensate di poter demandare al vostro medico di famiglia il percorso da seguire per la vostra malattia? Avete due scelte: se volete essere seguiti dal miglior oncologo per la vostra patologia la risposta alle tre domande è “no”. Se, invece, vi sta bene rivolgervi all’ospedale più vicino a voi allora la risposta è “sì”, eppure stiamo parlando della vostra vita. Se siete fortunati, magari avete già incontrato il medico giusto, ma è una scommessa. Siete disposti a giocarvi la vostra vita così?

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