POPOLO VERDE, ARANCIONE, ROSSO, VIOLA, AZZURRO…
ne abbiamo visto un po’ di tutti i colori
di Gaudenzio Rovaris
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L’emittente televisiva Telelombardia oggi, 20 giugno, sta presentando una discussione sui due popoli (quello verde di Pontida e quello arancione di piazza Duomo e della Scala di Milano) che ha per interpreti un assessore leghista in regione e la vicesindaco di Milano.
Come mio solito ho cercato di vedere criticamente i momenti di questo ultimo mese e mezzo leggendo le varie posizioni sui quotidiani, ascoltando la voce dei politici nei dibattiti televisivi, ascoltando la gente che mi è vicina e riflettendo sull’insegnamento della storia e delle opere letterarie e del pensiero.
La prima considerazione è che appare evidente il desiderio di cambiamento sostenuto dalla voglia di partecipazione: sono probabilmente i due sogni che hanno sostenuto il popolo verde di Pontida sin dalle sue origini ed il popolo arancione di piazza Duomo di Milano.
La riflessione più critica mi è stata suggerita dalla prima lettura della S. Messa di domenica scorsa: quando Mosé si allontana per recarsi sul monte Sinai, subito il popolosi si affida agli idoli, che vengono poi distrutti dalle tavole della legge scagliate contro di loro. Così la legge riporta l’ordine prestabilito ed il bene del popolo ebraico. La legge e l’ordine sono la garanzia di un popolo e, quando questi lasciano il posto al libertinaggio ed alla decadenza, spuntano gli idoli a cui i poveracci si prostrano (non ci sono allusioni ai nuovi idoli, ai Santoro, ai Travaglio e company, che sono i profeti di una nuova età dell’oro sotto la loro guida…).
Il giudizio sul popolo è poi piuttosto negativo sia nelle pagine del Vangelo che nel pensiero del Guicciardini (absit iniuria comparazione...). Nel Vangelo, dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, il popolo acclama Gesù per farlo re (che re perfetto colui che dà da mangiare senza dover lavorare!), lo esalta al suo ingresso in Gerusalemme la domenica ed è pronto a chiederne la crocefissione il venerdì successivo. Il Guicciardini nei suoi “Ricordi” apostrofa il popolo come inaffidabile, ma soprattutto incapace di avere una sua visione della realtà e di saperla gestire. “Gli uomini che fanno la storia sono quelli che hanno intelligenza, forza, astuzia, abilità, autorità. Il popolo non fa storia” (www.filosofico.net/guicciardini.htm), solo per citare una posizione.
Il popolo verde di Pontida reclama i suoi “diritti” radicandoli nelle proprie tradizioni di laboriosità e sacrifici, ma comincia a far vacillare la figura
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