particolarmente importante nella produzione di biocarburanti. Questa tecnologia definita “di seconda generazione” è il tassello mancante per rendere sostenibile il futuro del pianeta. Un conto è produrre cibo per trasformarlo in biocarburante, un qualcosa che, pensando alle popolazioni che non hanno cibo per vivere, fa rabbrividire, un conto è utilizzare i residui delle attività agricole: paglie, potature, vinacce e molto altro. Inoltre, molto importane, con questo sistema non si dovrebbero sottrarre ulteriori terreni per produrre biomasse da convertire né convertire quelli esistenti per queste produzioni in quanto molto redditizie.
Produrre biometano per automobili con la tecnologia HYST dovrebbe costare circa 0,55 € al litro di benzina equivalente, un prezzo di gran lunga inferiore all’euro circa per produrre bioetanolo o biodiesel di prima generazione, che si stanno immettendo nel mercato dei carburanti italiano. A proposito del nostro Paese: entro il 2020 dovremo sostituire il 10% del nostro fabbisogno energetico con biocarburanti, senza il trattamento HYST sarà devastante per la nostra agricoltura.
La tecnologia HYST porta con sé altre buone notizie, sebbene non strettamente legate al mondo dell’auto. Le farine HYST generate dalle crusche di cereali possono fornire quantità di sottoprodotti alimentari nettamente superiori alla coltivazione diretta e straordinariamente più nutritivi; si parla di un valore nutritivo all’incirca del 20% in più, con punte del 33% per la paglia di mais. Nel WFP Annual Report 2007 si stima che si potrebbero salvare dalla malnutrizione 680.000 bambini l’anno.
Con l’installazione dei primi impianti nei Paesi in via di sviluppo, trattare gli scarti agricoli con questo sistema significherebbe nutrire la popolazione, migliorare il nutrimento degli animali e quindi avere, conseguentemente, maggior cibo e, con i residui del trattamento, ovvero la paglia impoverita di nutrimenti, si può produrre energia elettrica attraverso un impianto a biogas; significa far funzionare tutto il complesso in modo sostenibile, con i pozzi che forniscono acqua agli uomini e agli animali, rendendo queste popolazioni autosufficienti e non ricattabili.
Daniele Lattanzi, della Biohyst, sostiene che introdurre questa filiera agro-energetica anche in Italia significa produrre fatturati per oltre 2 miliardi di euro, il 17% del mercato dei carburanti, e 12.000 nuovi posti di lavoro.
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