corretto questo ragazzo pensando di fare del bene e oggi mi sono reso conto che forse gli facevo del male’. Questo padre mi ha riferito che adesso, con suo figlio, va tutto molto meglio e anche con la moglie. Quello che ha imparato con noi non serve solo per parlare e per relazionarsi con chi ha la malattia di Alzheimer, ma serve anche nella vita, in particolare nella vita familiare.”
     Ci parli dell’attività del Gruppo Anchise.
     “Il Gruppo Anchise è nato nel 2005, l’ho fondato insieme ad un gruppo di colleghi con varie professionalità, medici, psicologi, assistenti sociali, infermieri, eravamo in otto professionisti e siamo andati dal notaio per fondare questa associazione senza scopo di lucro. Ci occupiamo di ricerca, formazione e curiamo anziani fragili, in particolare quelli con la malattia di Alzheimer, fondata sulla parola e sull’approccio capacitante.”
     Lei ha già pubblicato diversi libri, come “Alzheimer senza paura”, “La conversazione possibile con il malato di Alzheimer”, “Il Gruppo ABC” e “L’approccio capacitante”, ci può parlare del suo nuovo libro?
     “Il mio nuovo libro esce proprio questo mese, in aprile, e si intitola ‘Cinque minuti per l’accoglienza in RSA’. È un libro in cui propongo di applicare l’approccio capacitante nel primo momento in cui un nuovo ospite entra in una casa di riposo. Ormai nelle case di riposo vengono ospitate quasi solo persone con deficit cognitivi; in tutte le RSA, più del 70-80% dei nuovi ospiti hanno forme di demenza a vari gradi di gravità. Ho ritenuto necessario estendere l’approccio capacitante anche a questa fase della vita di una persona con difficoltà cognitive.”
     Quali sono i suoi progetti per il futuro?
     “I miei progetti per il futuro sono ambiziosi, il grande progetto è che l’approccio capacitante diventi come l’aria che si respira in tutte le case di riposo d’Italia. È chiaro che questo è un obiettivo irraggiungibile, ma io lavoro in questa direzione con gli ospiti delle RSA, con i gruppi di riconoscimento, con i familiari per un ambiente capacitante a casa. Poi c’è un progetto quotidiano che è molto più semplice e realizzabile: ogni volta che io parlo con una persona con demenza, posso ascoltare e posso fare in modo che anche lui possa parlare e fare in modo che quei minuti che viviamo insieme siano dei momenti di convivenza felice fra me e lui, questo è quello che quotidianamente cerco di ottenere e propongo anche a tutte le persone con cui faccio formazione. Rendetevi conto che di solito si rinuncia a parlare e ci si dimentica che quando si incontra una persona con demenza si può avere un incontro relativamente felice.”

      pagina 06 di 06
 
 
 
 
 
Infobergamo® - www.infobergamo.it è un prodotto H.S.E. - Leggi la nostra CDD - Validazione XHTML - CSS
Autorizzazione Tribunale di Milano n.256 del 13 aprile 2004. Vietata la riproduzione e la riproposizione non autorizzate di testi ed immagini.