propri centri storici i musei per rafforzarne l’offerta, pensiamo non solo a Parigi, che è una metropoli, ma anche a città di dimensioni più contenute, come Nizza o Nimes, che possiedono musei d’arte moderna e contemporanea nel pieno centro cittadino.
Bergamo è dotata di eccellenze che andrebbero valorizzate e collegate tra di loro nel futuro, spalmare sul territorio la nostra offerta significa indebolirla. La logica, se mi permettete, con le dovute proporzioni ha pericolose similitudini con la diffusione dei centri commerciali o dei cinema multisala in periferia, i quali stanno distruggendo il tessuto del centro storico, sempre più commercialmente desertificato e nel quale banche e società in franchising avanzano occupando le posizioni migliori della città, impoverendo l’offerta commerciale e facendo perdere alcune specificità del nostro territorio.
|
|
In queste scelte sembra che a Bergamo, come nel resto d’Italia, si preferisca un cosiddetto “modello americano” di delocalizzazione dei grandi centri di aggregazione a discapito dei centri storici, a differenza di quello che avviene in altri paesi europei, dove i centri storici si
sono valorizzati realizzando parcheggi interrati, riutilizzando |
|
|
|
|
|
|
l’esistente ed intervenendo con lungimiranza nella valorizzazione del centro, investendo nell’arredo urbano.
Temo che questa scelta di “delocalizzare” la GAMeC in una zona degradata da “rilanciare” dal punto di vista immobiliare sia in piena sintonia con questi meccanismi che stanno da più parti dimostrando la loro fragilità, anche economica, portando sì benefici nell’immediato, ma a lungo andare consegnano alle generazioni successive città più brutte, scomode ed economicamente spremute.
Certamente la crisi economica non facilità le scelte della classe politica contemporanea e, senza scendere in facili demagogie quanto mai attuali di questi tempi, il futuro delle città si scrive oggi, ma pensando al domani e al dopodomani; questo dovrebbe essere ben chiaro ad ogni politico.
cristiano.calori@fastwebnet.it |
|
|