La stessa fedeltà al dato reale ci è attestata dalla veduta urbana che Ronzoni non intende in senso monumentale, ma in senso ambientale, identificata, cioè, nelle specifiche contingenze di situazioni e costumi. È sufficiente l’attenta osservazione di alcune sue opere come “Mercato dei fiori”, “Casa Canonici” e “Manovre militari in Sant’Agostino in Bergamo”, per rilevare un atteggiamento dell’artista estremamente incline a documentare qualsiasi avvenimento di una determinata situazione urbana. Questo significa storicizzare la veduta, superando la concezione di una resa pura e semplice del dato prospettico ambientale. È quindi scontato che va attribuito proprio al Ronzoni per Bergamo, come lo fu Migliara per Milano, il merito di aver saputo creare una sorta di tipologia dei luoghi, che oggi vengono ancora considerati caratteristici della “Bergamo vecchia”.
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La critica, coeva e non, seppe cogliere solo marginalmente questo importantissimo aspetto, che va inquadrato nella storia dell’arte come “pittura urbana”. Va rilevato, tanto più, un ulteriore pregio stilistico nella pittura di Ronzoni, cioè l’eccezionale e sapiente rigore prospettico oltre |
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alla gamma di “sorprendenti” effetti di luce, memori dei forti contrasti luministici alla “Bellotto”, che provocano “un vero e proprio incanto dell’occhio”. L’artista, quasi sempre sa magistralmente immergere nella penombra il primo piano, mentre la luce investe gli edifici di suo interesse, collocando al centro dell’opera particolari episodi che sfruttano in questo modo l’avvenimento al fine di “caratterizzare” la scena, la quale si muove, però, da un dato assolutamente reale in una precisa tradizione culturale lombarda.
cristiano.calori@fastwebnet.it
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