approvato da pochi giorni dalla Giunta di Palazzo Frizzoni, deve costituire un punto di partenza e non solo una trovata di ingegno per costringere i possessori dei mezzi più inquinanti (saranno davvero più inquinanti?) a lasciare le proprie auto nei box. Puntare al coinvolgimento della città e dei Comuni dell’area critica per pianificare interventi condivisi e a lungo termine, come peraltro affermato dall'assessore all'Ambiente, non deve essere una affascinante dichiarazione di intenti, ma deve potersi tradurre in una volontà effettiva che incida anche nelle abitudini della collettività verso una mobilità intelligente che sia meno dipendente dall’auto.
     Meno male che lo stesso assessore, nel presentare i progetti per il miglioramento della qualità dell'aria, avrebbe precisato che la situazione non sarebbe così critica come la si descrive e che alcuni valori di riferimento dell’inquinamento sarebbero in via di miglioramento. Il contrario, insomma, di quello che ha sostenuto l’Unione Europea che ha posto Bergamo ed altre città italiane sotto la lente d’ingrandimento poiché, dati alla mano, costituiscono realtà che preoccupano non poco in fatto di efficace contrasto all’inquinamento. La decisione di estendere le limitazioni alle ventiquattro ore per i veicoli più inquinanti, operativa dal primo gennaio 2013, è solo una goccia nel mare, anche perché se in teoria tali veicoli fossero sostituiti da mezzi di ultima generazione e a più basso impatto inquinante non si risolverebbe alcunché aggravando, invece, la mobilità e gli spostamenti.
     Discorrere, quindi, di numeri e di estensioni di divieti ai mezzi più inquinanti vuol dire porsi un falso problema. Nessuno o pochi parlano in realtà di favorire la diffusione di mezzi elettrici e ibridi o di veicoli comunque compatibili con il tessuto urbano cittadino, come scooter e moto in generale, che facilitano gli spostamenti occupando meno spazio e riducendo drasticamente i tempi di percorrenza. Che l’automobile ancor oggi rappresenti, nell’immaginario collettivo, l’icona della cultura di massa e l’esaltazione di quell’autonomia un po’ narcisistica è un dato di fatto, ma bisogna anche capire che questa tendenza ad utilizzare il mezzo a motore come salotto deve essere corretta poiché il ricorso nevrastenico e schizoide al veicolo a quattro ruote è diventato ormai un problema difficilmente gestibile nella società moderna che deve, invece, orientare la propria visione d’insieme sulla qualità della vita e sulla imprescindibile difesa del bene collettivo quale quello della salute.

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