UNMIBH in Bosnia Erzegovina del 1996; 0,020 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004.
Il totale dell’elenco di accise precedente è di 0,25 euro; i dati al 1 gennaio 2011 ci dicono che l'incidenza totale dell'accisa sul gasolio era di 0,423 euro/litro, oggi siamo quasi al doppio (a luglio 2011 sono stati introdotti 0,19 centesimi per finanziare spettacolo, cinema e interventi culturali e altri 0,04 centesimi per l'emergenza immigrati).
Per la cronaca, vi ricordo che le accise sono state nuovamente aumentate a dicembre 2011, con l'entrata in vigore del Decreto “Salva-Italia”, che prevede già un nuovo “balzello” a partire dal 1° gennaio 2013 (0,50 euro per mille litri).
Se pensate che in Italia l'88,3% del volume totale dei trasporti di beni e merci avviene su gomma e che, pertanto, l'aumento del costo del carburante produrrà (o meglio ha già prodotto) un aumento del costo dei trasporti e quindi del prodotto trasportato, come possiamo pensare di salvare l'Italia passando per l'ennesimo aumento delle accise dei carburanti? E come mai il nuovo premier spagnolo, che ha promesso al suo popolo una manovra lacrime e sangue per salvare il Paese dalla crisi, si può permettere il lusso di non aumentare il prezzo dei carburanti? Sempre per la cronaca, vi informo che in Spagna il 95,8% del volume totale dei trasporti di beni e merci avviene su gomma!
Leggendo proprio in questi giorni i buoni propositi del nostro premier Monti in tema di liberalizzazione del mercato dei carburanti, al fine di ridurne i prezzi, mi viene da ridere (o meglio da piangere) e sapete perchè? Monti attraverso la liberalizzazione vuole colpire principalmente il guadagno delle compagnie, ovvero il “margine lordo”. Ebbene, se l'incidenza del margine lordo rispetto al prezzo finale si aggira attorno al 7%, come si può pensare di raggiungere con questo tipo di manovra una effettiva e consistente riduzione dei prezzi tale da apportare un reale beneficio alle tasche degli italiani?
Sul sito dell'Unione Petrolifera potete anche trovare le “giustificazioni” al maggior prezzo dei carburanti in Italia; le riporto integralmente e lascio a voi il piacere di giudicare: “L’Italia presenta prezzi generalmente più elevati – in media 3,5 centesimi euro/litro – a causa di una rete distributiva diversa e più costosa rispetto ai principali Paesi europei, caratterizzata da un numero maggiore di punti vendita, da un erogato inferiore e da una minore presenza di self service e di non oil (le merci non petrolifere n.d.r.). Ciononostante, i prezzi italiani si muovono in linea con quelli europei e già oggi, in Italia, in almeno 6.000 impianti (in Italia sembra ci siano più di 24.000 distributori n.d.r.) i prezzi sono inferiori alla media europea.”
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