Le sorti dei viaggiatori sono ora affidate al nuovo management, ai nuovi amministratori sociali, che giustamente si orientano per promuovere le idee innovative che sostengono il trasporto moderno e veloce, ma che dimenticano, con troppa disinvoltura, le esigenze reali di un Paese che è stato unito dalle Ferrovie e che non può prescindere dal mantenimento di quei servizi, oggi ritenuti inutili, che devono principalmente rivolgersi all’utente. Se si vuole consentire la sopravvivenza del sistema occorre, insomma, accantonare lucro e profitto come uniche voci da citare nel capitolo bilancio e spesa dell’ente.
Ciò che oggi accade e che è sotto gli occhi di tutti dimostra come la società di gestione sia diventata un contenitore asettico ed amorfo che si discosta, con il concorso di una politica miope e proiettata ad una razionalizzazione equivoca che privilegia il profitto, dalle prioritarie esigenze della collettività.
Indietro, purtroppo, difficilmente si tornerà e rimane solamente l’antica nostalgia per luoghi che potrebbero raccontare la storia del Paese, testimoni del tutto, luoghi ispiratori della letteratura e dei romanzi, spazi dove si narrava, questo sì, la metafora della vita.
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