logica inevitabile, avrebbero dovuto assecondare il Governo e dedicarsi contemporaneamente a supportare l’azione legislativa per modificare la legge elettorale, per ridurre il numero dei parlamentari e per individuare un rigore finanziario rivolto a contenere drasticamente la spesa pubblica, ma correlato ad un concreto e credibile rilancio del mercato del lavoro e dell’economia, che non prevedesse solo il sacrifico della tassazione come panacea di tutti i mali.
Ebbene, ad oggi, nulla di ciò che l’elettorato aveva il diritto di attendersi in materia di riforme istituzionali è stato fatto e questo rappresenta una delle ragioni del malumore del Paese, che soffre la crisi e sopporta il peso delle tasse. Il Paese, esposto ora più che mai al rischio di rigurgiti di terrorismo, i quali hanno cominciato a sottolineare il malessere del ceto medio-basso e delle ingiustizie sociali che inevitabilmente appartengono ad una idea ancora antistorica della politica vecchia maniera, dovrà transitare dal cantiere delle riforme e dell’equità sociale e se i partiti non sapranno ricompattarsi ed interpretare questo disagio, il prossimo voto rischia di legittimare l’ingovernabilità.
Il rifiuto della politica è ormai così profondo da arrivare fino a colui che ha cavalcato la disaffezione dell’elettore, quel Beppe Grillo che è l’emblema di questo allontanamento collettivo, ma che, pur avversato dai partiti istituzionali, è protagonista di questo processo di delegittimazione della politica. Volenti o nolenti, il movimento di Grillo, perché tale è, trova terreno fertile proprio nell’antipolitica ed è il prodotto della inerzia e della disattenzione dei partiti, che oggi lo criticano, ma che allo stesso tempo lo nutrono di linfa vitale e lo temono se si sono prodigati ad escluderlo dal rimborso elettorale, con un emendamento ad hoc, nella nuova legge in discussione in questi giorni.
Grillo ha cominciato ad occupare spazi importanti nella vita pubblica ed afferma ciò che nessuno ufficialmente dichiara, lo fa forte di una infrastruttura di supporto e di rilancio, ovvero Internet, il blog e una rete territoriale che racchiude centinaia di gruppi di incontro capaci, con il tam tam del web, di raccogliere in pochissimo tempo 300 mila sottoscrittori per proporre una legge di iniziativa popolare.
Non è cosa da poco e non lo è proprio perché il movimento del comico genovese ha fatto ciò che, invece, avrebbero dovuto fare i partiti, intercettare cioè le richieste del territorio e della popolazione e farsi portavoce delle esigenze reali della collettività. La liquefazione della politica intesa come servizio al cittadino pone quindi Grillo alla ribalta ed oggi, come cinque anni fa, egli propone
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