“un falso problema”, poiché il bambino non ha alcuna malattia. Al grande pubblico è stata offerta un’interpretazione esclusivamente medica, il che conferma la distanza ancora esistente fra ciò che sul piano scientifico abbiamo conquistato e consolidato e quello che ritroviamo nella pratica quotidiana! Mi sono chiesta, infatti, perché non dare al genitore-telespettatore la possibilità di sapere che, visto che il suo bambino è sano ma non mangia e questo è un fatto in grado di incidere negativamente sulla serenità famigliare, si può trovare una spiegazione e una risoluzione guardando il sintomo in un’altra prospettiva?
     Perché non affrontare i disturbi dell’alimentazione, così come quelli del sonno o del comportamento, nel bambino piccolo e “sano” accostando le competenze del pediatra e dello psicoanalista infantile? Perché non presentarli insieme, collaboranti, per dare una lettura più completa del sintomo, delle eventuali cause e delle possibili soluzioni? Quali sono le resistenze della cultura, quella medica in particolare, a procedere in questa direzione? Cercherò di entrare un po’ di più in questo argomento riportando i risultati di un’indagine, svolta tempo or sono da colleghi milanesi dell’istituto in cui mi sono specializzata in psicoterapia ad orientamento psicoanalitico del bambino e dell’adolescente. I dati esposti ci permetteranno di comprendere un poco le resistenze dei pediatri all’approccio interdisciplinare a certi sintomi, cioè alla collaborazione con lo psicoanalista infantile, che si occupa proprio di quei disturbi che trovano la loro origine in disfunzioni nelle relazioni precoci genitori-bambino.
     Di seguito l’articolo, dal quale trarrò perlopiù solo i dati relativi ai pediatri e non alle educatrici.
     “I vissuti dei pediatri e delle educatrici sui disturbi del sonno e dell’alimentazione: un’analisi qualitativa”, di Flora Forte - Monica Fumagalli - Lilia Castelli, tratto dal “Quaderno dell’ Istituto di psicoterapia del bambino e dell’adolescente” – n° 16.
     “Come ogni indagine, anche questa di cui vi presentiamo i risultati nasce da una domanda e da un obiettivo. Noi del gruppo di ricerca volevamo interloquire e collaborare con chi si occupa del bambino piccolo e della sua famiglia e che, come noi ma diversamente da noi, affronta nella sua pratica professionale le problematiche del sonno e dell’alimentazione che stavamo studiando. Dovevamo quindi conoscere ciò che, per esempio, pediatri ed educatrici pensano di questi disturbi: ci interessava sapere come li valutano e come vi intervengono. Avendo stipulato una collaborazione con il servizio di pediatria Asl Milano 2 abbiamo potuto avviare l’indagine intervistando i pediatri di base appartenenti al servizio,

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