Per esclusione Renzi, allora, per sperare in un rinnovamento, mentre Bersani… non è lui in sé il problema, ma ciò che ha fatto. Lui non è nuovo e parla sempre di squadra… appunto, lui è stato ed è tutt’ora nella squadra che ha governato, alternativamente, negli ultimi quindici anni. Non c’èra il suo volto in prima fila, ma era dietro alle quinte, a stretto contatto con gli altri membri della squadra, composta da D’Alema, Bindi, Prodi, Veltroni… votare per Bersani significa tornare dal gommista che l’ultima volta ci ha rovinato i cerchi dell’auto sostituendo le gomme. Tornereste da un gommista così? Quindi, che cosa vi fa credere che ora Bersani farà qualcosa di diverso rispetto ai decenni scorsi?
     Intorno a me sento molto parlare di cambiamento necessario e bla, bla, bla, eppure dichiarano che andranno a votare per le solite facce. Veramente, non capisco, è nella parola stessa “cambiamento”… votare i soliti, che solo in Italia fanno una carriera politica, mentre dovrebbe essere solo un passaggio della propria vita, non un lavoro, con al massimo due mandati elettorali consecutivi, come per gli altri paesi, non può significare cambiare, è questione di logica e di grammatica. È così semplice che mi viene da pensare che solo l’ignoranza (colui che non si informa, che non sa, che ignora) può spingere una persona a parlare di cambiamento ed optare per non cambiare: questa è incoerenza.
     È possibile essere così spaventati dal nuovo? È risaputo, il nuovo spaventa, ok, ma allora basta lamentarsi, abbiamo l’Italia che ci meritiamo, un Paese dove il furbo vince, che adoriamo mantenere e donargli privilegi togliendoci il pane di bocca per lui, come si farebbe con un figlio sebbene questi “onorevoli” nemmeno li conosciamo, un posto dove essere indagato significa non poter optare per un concorso per bidello scolastico, ma per una carriera politica sì, là dove regnano gli “untouchable”.

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