adulto, dopo l’accoglienza e l’aiuto della mamma nei primi anni di vita. La mamma rappresenta il luogo sicuro dove rifugiarsi, il padre è il simbolo dell’autorità, colui che istituisce l’ordine e la guida nello stabilire le priorità della vita.
     Sempre secondo Risé, “tre sono i campi di competenza specifica del padre: la cura del corpo, intesa come l’educazione sportiva, alla natura e al rischio, fattore inevitabile nella vita umana. La cura dello spirito, inteso non solo come religione, ma anche arte, poesia, musica, apprendimento di discipline spirituali, che spesso si realizzano con il corpo. L’attenzione alla società, intesa come gli altri intorno a noi, soggetti verso i quali abbiamo doveri, previsti dalle leggi, che i padri devono insegnare a rispettare.” Un buon padre deve, quindi, stabilire delle regole, indicare degli obiettivi e la strada da percorre per raggiungere un determinato scopo, rafforzando l’autostima e la sicurezza in sé del figlio.
     Dal punto di vista antropologico, invece, il mestiere di padre è cambiato nel corso dei secoli. Secondo una lucida analisi effettuata dallo psichiatra Alessandro Merluzzi, “nel diritto romano i ‘pater familias’ avevano diritto di vita e di morte sui propri figli, nel modello di famiglia attuale il ‘pater’ non ha nemmeno il diritto di consultazione. È come se il figlio fosse un’appendice del corpo della madre e non il frutto di un incontro fra un uomo e una donna, infatti, nel momento della separazione prevalgono le ragioni femminili e l’uomo si ritrova deprivato di ogni diritto in merito.”
     È interessante notare come l’uomo nella società moderna è stato “ridotto” a semplice donatore di sperma sul cui destino, in realtà, non può prendere decisioni, tanto che il suo frutto, l’embrione, che si genera dall’unione con la parte femminile, può essere buttato via (con l’aborto) senza che l’uomo possa esprimere un parere in proposito. Fanno davvero riflettere i casi dove le donne decidono di non portare avanti una gravidanza, voluta o no, e l’uomo non può esprimersi in merito a tale decisione, tanto che gli psichiatri concordano nel rilevare che l’esclusione, sancita e tutelata dalla legge, di ogni possibilità per l’uomo di proteggere la vita che la donna porta in grembo, produce un lutto nella coscienza personale di molti papà e nell’inconscio collettivo maschile, generando depressione e aggressività verso gli altri.
     Esaminata la questione dal punto di vista legale, salta agli occhi che, dalla violazione di questo primo fondamentale diritto del padre, ovvero la tutela della vita del bimbo che nascerà, ne nascono tante altre, come quella di partecipare realmente alla vita quotidiana dei figli, anche dopo la fine del matrimonio. Bisogna notare che nelle grandi città occidentali due casi su tre di divorzio sono richiesti dalla moglie. Secondo Laura Logli, avvocato specializzato in diritto di

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