I FURBETTI DELLE SCHEDE CARBURANTE
                                     di Graziano Paolo Vavassori e Paolo Acquati

     C’è chi le ama e c’è chi le odia: sono le schede carburante. Personalmente mi aggrego al gruppo di quelli che le odiano, in quanto sono una gran scocciatura da preparare, compilare, poi si deve andare a caccia dei timbri dei gestori delle pompe dei carburanti… pensate che ho chiesto al mio commercialista se fosse possibile non compilarle, nel senso che rinuncio ai benefici fiscali che ogni scheda carburante mi offre (quindi pagherei più tasse del dovuto) pur di evitare l’annosa preparazione ad ogni trimestre, ma il verdetto è stato: No! Non si può!
     Poi ci sono gli altri, quelli che vedono nelle schede carburante uno strumento comodo per recuperare le spese vive del carburante, se si è imprenditori, oppure un importante attestato di movimento se si è dipendenti di una ditta che prevede il recupero delle spese di trasferta. E poi ci sono… i soliti furbetti, quelli che in una scheda carburante ci vedono un “infallibile e ben celato” modo di evadere le tasse.
     Prima di tutto vediamo a che cosa servono, perché non crediamo che lo sappiate tutti. Esse prevedono che ad ogni rifornimento si possa compilare degli appositi spazi nei quali scrivere il costo in euro sostenuto, i litri effettivamente erogati e la data dell’operazione, il tutto accompagnato, per ogni singola operazione, da un timbro, quello del gestore della pompa carburante, e la sua firma. Ad onor del vero dovrebbe fare tutto il gestore, ma vi garantisco che solo uno su cento, forse, perde tempo a compilarvela. Comunque la scheda è vostra e ve la portate sempre con voi, quindi ve la potete compilare in seguito, senza adirare chi dietro di voi vuole effettuare rifornimento.
     I soggetti che hanno diritto al recupero fiscale che ogni scheda correttamente compilata consente sono le imprese con partita IVA, limitatamente ai veicoli che sono intestati alla società stessa nella misura del 100% dell’IVA, oppure solo per il 40% dell’IVA se il veicolo è immatricolato ad una persona fisica, la quale lo utilizza anche per lavoro. Di fatti, la più evidente differenza tra queste tipologia di veicoli nasce dal fatto che quello privato viene usato anche non per motivi lavorativi, mentre il veicolo commerciale deve essere usato solamente per spostamenti di lavoro. Oltre a ciò, l’importo al netto dell’IVA può essere inserito nei costi dell’attività.
     A fine mese o ad ogni trimestre, dipende dal tipo di contabilità alla quale la ditta è soggetta, ogni scheda deve essere completata sommando il costo totale sostenuto, i litri di carburante immessi, si deve scorporare l’IVA e, infine, è

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