È DAVVERO FINITA L’ERA DELLE BUSTE DI PLASTICA?
                                              di Cristina Mascheroni

     Un anno e mezzo fa il nostro mondo di consumatori è stato “stravolto” da una grande novità: le tanto amate/odiate buste di plastica, quelle dove riponiamo la spesa per intenderci, furono dichiarate fuori legge. Al loro posto buste di carta, cartone e cartoncino, riciclato o meno, borse di stoffa o le tanto simpatiche borse ecologiche biodegradabili, dal puzzo nauseante e dalla consistenza così labile che se ci riponi dentro il flacone del detersivo per la lavatrice e non stai più che attenta nel trasporto del bene acquistato rischi di fare il bucato al marciapiede, con buona pace di tutti i santi del Paradiso…
     Passata la fatidica data del 31 dicembre 2010, data limite di utilizzo degli shopper di plastica, i supermercati delle maggiori catene alimentari si sono cimentati in virtuosissime campagne promozionali per promulgare l’uso dei sacchetti più ecologici, mettendo al bando la plastica che come tutti sappiamo sta soffocando il nostro Pianeta… ma è bastato fare un giro fuori dai negozi più grandi e… zac! come per magia i sacchetti di plastica sono ricomparsi, anzi, ancora oggi se ne fa un grande uso, specialmente nelle bancarelle sul mercato, dove l’ambulante di certo ha grattacapi maggiori che non salvare la Terra, nei negozietti dell’Est asiatico e via dicendo. Ma come, non è stato tanto strombazzato che sono fuorilegge, che non si possono più usare le buste di plastica? Perché si usano ancora? Soprattutto, chi controlla che non vengano più utilizzate e quali le sanzioni in caso di abuso? Che cosa succede quindi alla plastica nel nostro Paese? Abbiamo provato a fare qualche ricerca in tal senso.
     Innanzitutto, va detto che la guerra alla plastica inutile è assai difficile, è iniziata nel lontano 2007, con varie proposte avanzate dal Parlamento, e continua tutt’oggi, chissà se è la volta buona… D’altronde, i dati relativi all’inquinamento della stessa sull’ambiente sono preoccupanti. Secondo i numeri forniti dall’Unione Europea, per produrli servono grandi quantitativi di petrolio e, se abbandonati nell’ambiente, ci mettono da 15 a 1.000 anni a decomporsi, per non parlare degli animali (uccelli e mammiferi marini, cetacei ecc.) che, a causa loro, ogni anno muoiono per soffocamento, blocchi intestinali o lesioni varie, più di 100 mila esemplari.
     Secondo la normativa allora pubblicata, il decreto “Milleproroghe” promulgato dal governo Berlusconi, entro la fine di dicembre 2010 i negozi tradizionali e i supermercati avrebbero dovuto esaurire le scorte di borse di plastica, distribuendole gratuitamente alla clientela, per passare poi a quelle

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