La vicenda dell’apertura del nuovo Ospedale bergamasco sta ormai assumendo contorni stucchevoli per non dire preoccupanti, soprattutto dopo aver assistito, nel corso di questi ultimi mesi, a frenetici annunci e promesse che Azienda Ospedaliera e Regione si sono rimpallati, ma che evidentemente rimangono confinati nell’universo delle buone intenzioni.
La Regione, per voce del presidente Formigoni, aveva promesso che la struttura sarebbe stata operativa entro la fine del corrente anno, ma questa scadenza, ormai imminente, sembra costituire, ancora una volta, una data più simbolica che effettiva. L'Azienda ospedaliera, dal canto suo, si sta organizzando, a quanto traspare dalle parole del Direttore Generale, per poter trasferire personale e degenti, nel rispetto dell'assoluta sicurezza, da Largo Barozzi al Papa Giovanni XXIII (questo è il nome del nuovo ospedale orobico) prima del 31 dicembre, tenendo conto che il trasloco, vista la complessità del funzionamento della struttura, dovrebbe essere modulato come annunciato su tre settimane: la prima per gli amministrativi, la seconda per i degenti e la terza per gli ambulatori. Tuttavia, senza i collaudi ciò non sarà possibile e i tempi stringono.
La commissione di collaudo per l'appalto principale dovrebbe riunirsi a breve per elaborare una versione definitiva della relazione finale, mentre a tutt’oggi mancherebbero, secondo indiscrezioni, i collaudi funzionali e gli Ospedali Riuniti devono ancora inoltrare, anche per l'accreditamento, una serie di documenti e certificati richiesti dalla legge. Tra questi, peraltro, c'è il certificato di corretta posa che l'azienda la quale ha lavorato in subappalto della DEC S.p.A. di Bari al nuovo ospedale non ha consegnato, perché sostiene di non essere stata pagata.
Nonostante tutto, sia il Direttore Generale dei Riuniti sia i vertici politici della Regione sono ancora convinti che il trasloco fissato per la fine dell’anno, dopo precedenti rinvii, si possa compiere con il saluto benevolo dell’opinione pubblica e con l’acclamazione dei media.
In attesa che si compia uno dei tanti miracoli all’italiana, questa volta nell’efficiente ed opulenta terra lombarda, incombe come un macigno il serio problema delle insolvenze da parte dell’impresa appaltatrice, quella DEC di Bari che è stata sottoposta a concordato giudiziale, ma che, nel tempo, ha fagocitato significative risorse per la costruzione della struttura, mietendo però vittime, come in una campagna napoleonica, tra i tanti subappaltatori, i quali non sono stati pagati per i lavori effettuati e che ora hanno deciso di scendere sul piede di