FERROVIE, LA VERA INCOGNITA DEI TRASPORTI
                                              di Pierluigi Piromalli

     Le turbolenze meteorologiche delle scorse settimane, che hanno investito la Penisola rovesciando quantità ragguardevoli di neve accompagnate da ghiaccio e gelo, hanno causato enormi problemi ai trasporti, sia sulla rete autostradale sia su quella ferroviaria. In particolar modo è stata messa in crisi la circolazione dei treni nei collegamenti tra nord e sud del Paese, con soste forzate dei convogli e conseguente disagio patito dai malcapitati passeggeri. In questo caso il meteo ha fatto la parte del leone e le difficoltà, comprensibili, si spiegano con la severità e l’eccezionalità dei fenomeni, le cui conseguenze si sono ripercosse sul sistema dei trasporti, rendendo estremamente complicati gli spostamenti, e tale straordinaria situazione giustifica e assolve il servizio deficitario di questo particolare periodo. Non si può, però, giungere alla medesima considerazione quando si discorre dell’attuale stato di salute nel quale versano le ferrovie, prigioniere di una politica a dir poco discutibile, che ha retrocesso il passeggero a mero soggetto contrattuale, rendendolo un meccanismo abulico e complementare al sistema. Le ferrovie hanno, insomma, perso quella filosofia ispiratrice che le voleva garanti di un servizio pubblico per la collettività e si sono trasformate, dopo lo smembramento in miriadi di società all’interno del gruppo, in soggetti con scopo di lucro, operando una serie interminabile di tagli camuffati sotto il nome di razionalizzazione e ristrutturazione aziendale.
     L’articolato servizio ferroviario, che nei passati decenni ha realmente contribuito a unire il Paese, è stato in qualche modo progressivamente smantellato in nome di quella moderna prospettiva di mobilità che è stata battezzata con il termine di Alta Velocità, progetto per il quale la società ferroviaria ha consacrato la maggior parte delle risorse economiche delle quali dispone. L’Alta Velocità e le linee TAV, tanto osteggiate soprattutto nella Val di Susa attraversata dalla linea del sud Europa, rappresentano innegabilmente il futuro del trasporto su ferro e per questo motivo, Trenitalia ha deciso, pur non dichiarandolo espressamente, di penalizzare il resto del trasporto ferroviario locale, regionale e nazionale, che non transita sulle linee dedicate ai Freccia Rossa. Tutto ciò si traduce in un evidente degrado ed impoverimento dei servizi locali e regionali, a cominciare dai treni dei pendolari, le cui condizioni sono la prova lampante di come l’ente ignori una realtà importante sul territorio, in spregio del servizio e dell’utilità pubblica.

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