LA PATOLOGIA DI ALZHEIMER
                                              di Cristina Mascheroni

     La malattia di Alzheimer è una forma, forse la più frequente, di demenza. Quest’ultima è una patologia, cronica e progressiva, che colpisce il cervello e che porta al deterioramento di tutte le sue funzioni intellettuali. Per poter fare una diagnosi corretta di demenza occorre che nel malato sia presente un disturbo della memoria (amnesia) e almeno uno dei seguenti disturbi, presente in maniera così invasiva da impedirne le normali attività quotidiane: disturbi del linguaggio, parlato o scritto (afasia); disturbi nell’esecuzione di attività motorie (aprassia); disturbi nel riconoscimento degli oggetti o delle persone (agnosia); disturbi delle capacità di astrazione, giudizio e pianificazione di programmi (funzioni esecutive). Ovviamente, bisogna tener presente che questi disturbi devono essere presenti in forma “importante”, tali da modificare la qualità della vita quotidiana della persona, in quanto qualche piccolo disturbo di memoria o di attenzione è abbastanza normale con il passare dell’età.
     Fra le varie forme di demenza, la malattia di Alzheimer è la più diffusa, seguita, in ordine di frequenza, da quella vascolare, la quale dipende dell’arteriosclerosi e che si accompagna a ipertensione arteriosa grave non curata e da ripetuti ictus. Altre forme di demenza meno frequenti sono la demenza fronto-temporale, la demenza a corpi di Lewy e altre forme più rare.
     La malattia di Alzheimer si caratterizza per delle specifiche alterazioni del cervello, quali la riduzione della sostanza grigia (atrofia) e la presenza di particolari lesioni denominate “grovigli neurofibrillari” e “placche senili”. Esse si possono notare solo studiando l’organo con una biopsia oppure dopo la morte del paziente, a seguito di autopsia: per questo motivo, i medici non fanno mai una diagnosi certa della malattia, ma preferiscono parlare di “probabile malattia di Alzheimer”, anche se la diagnosi, una volta formulata, è altamente probabile.
     Questa patologia deve il suo nome ad Alois Alzheimer, lo psichiatra tedesco che nel 1906 descrisse il caso di una donna di 51 anni, affetta da demenza e morta in ospedale, della quale riuscì a studiarne il cervello con l’autopsia, individuandone le lesioni sopradescritte. Agli studi di questo psichiatra contribuì anche un giovane ricercatore italiano, Gaetano Perugini, e per ricordarne i meriti in Italia la malattia è stata chiamata, per decenni, “malattia di Alzheimer-Perusini”.
     Le cause dell’Alzheimer sono tutt’oggi sconosciute, ma si ritiene che essa sia di origine multi-fattoriale, ovvero che dipenda da molteplici fattori, genetici ed

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