È chiaro però che le indicazioni di Erodoto e della Bibbia non potevano bastare a definire sufficientemente la forma e le dimensioni della Torre di Babele. A dare un tocco di maggior precisione al quadro, non più fantastico, come quelli di Bruegel, giunse il ritrovamento di un testo cuneiforme (la cosiddetta “Tavola dell'Esagil” oggi custodita al Louvre), che elenca meticolosamente le misure del monumento. Scrive l'archeologo Paolo Matthiae nel libro “La storia dell'arte dell'Oriente antico”: “L'Etemenanki a pianta quadrata e in cui lunghezza, larghezza e altezza corrispondevano tutte alla misura di 91,50 metri, era costituito da sette gradoni, il primo dei quali in basso era alto circa 33,50 metri, il secondo 18,30, mentre il terzo, il quarto, il quinto e il sesto avevano tutti la stessa altezza di 6,10 metri. Il settimo ripiano, alto 15,25 metri, era costituito dal tempio, di 24 metri per 22,50, dove secondo il testo cuneiforme si trovavano le immagini non solo di Marduk ma anche di Nabu e di Tashmetu, di Ea, di Nusku, di Anu e di Enlil, ed era custodito davanti al trono del dio il celebre e sontuoso letto delle nozze sacre di 4,50 per 2 metri, ricordato anche da Erodoto.”
     Lo stesso Matthiae esclude che l'accesso alla sommità del tempio fosse dato da una scalinata a rampa elicoidale, come quella che invece caratterizza il minareto di Samarra. L'ipotesi più probabile è quella di un sistema di scale esterne simili a quelle dei templi messicani, con la differenza che in questi ultimi un'unica scalinata conduce dal piano del suolo alla sommità delle piramidi, mentre nella ziqqurat di Babele dovevano esserci delle scale più brevi,

dislocate su lati diversi della torre, una delle quali disposta, come nelle piramidi messicane, a pianta ortogonale rispetto alla parete d'appoggio, che non era inclinata ma verticale; mentre le altre scale dovevano appoggiarsi in parallelo alle altre pareti. Le scale servivano agli uomini, ai sacerdoti. Gli dei non ne avevano bisogno. Il mito racconta che il dio della luna, Sin, nelle limpide notti babilonesi ancorasse la sua
barca alla cima della superba ziqqurat. Perché il tempio era un simbolo della montagna sacra, che in alto tocca il cielo e non fa più parte del mondo degli uomini.
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