segnava più il confine politico della città, ma l’accesso da Milano divenne più importante, anche se prettamente plebeo, e il Borgo San Leonardo diventò brulicante di persone ed attività, quasi una città nella città. Bergamo è sempre stata vista come un crocevia e come città di frontiera e proprio il fiume Adda, per ben 400 anni (dal 1430 al 1797), ha segnato il confine fra la Repubblica di Venezia ed il Ducato di Milano, in seguito divenuto possedimento spagnolo, una separazione non solo politica ma anche di cultura e mentalità. Come abbiamo visto, proprio dalla città di Bergamo le vie aperte dalla Repubblica di Venezia incrociavano un importante itinerario alpino, quello con i Grigioni Svizzeri, Saint Moritz e Coira, città molto vicine; i centri economici di una volta e i luoghi turistici di oggi sono facilmente raggiungibili tutt’ora attraverso il passo di Ca’ San Marco, in Alta Val Brembana, e l’Engadina. Venezia chiamò questo itinerario, nel 1951, “strada Priula” e Bergamo divenne un importante asse viario fra il nord e l’est dell’Italia.
Negli anni della Prima guerra mondiale molti bergamaschi furono arruolati come alpini nelle truppe impegnate al fronte; in seguito, la città si trasformò in un nuovo centro cittadino sull’asse fra la stazione ferroviaria e Città Alta, venne costruito il Palazzo della Banca d’Italia (1912-14), il Palazzo della Camera di Commercio (1924), la Torre dei Caduti (1924) ed il Palazzo di Giustizia (1927), lo stadio comunale (1928), terreno di gioco dell’Atalanta, squadra simbolo della città fondata nel 1907, Palazzo Littorio (1938) e la torre dell’autostrada (1939).
Nel 1934 partì il progetto di risanamento di Città Alta e Bergamo arrivò ad inglobare, dal punto di vista amministrativo, i comuni vicini di Longuelo, Redona e Colognola. È interessante notare che i bombardamenti della Seconda guerra mondiale hanno curiosamente risparmiato la città, colpendo solo la vicina Dalmine.
Negli anni del boom economico, la città subì l’invasione del cemento: una miriade di condomini e di case, sull’ondata della speculazione edilizia imperante in quel periodo, invasero il territorio cittadino, il quale si espanse in maniera vorticosa, non più verso la Pianura padana, ma verso i due centri della città e i suoi colli. Solo Città Alta resistette all’assalto dell’edificazione selvaggia e resiste ancora oggi, con le sue Mura venete ad imperitura difesa.
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