stemmi in pietra già collocati sulla sommità della torre. Alla fine dell’anno fu portato in cima anche il nuovo orologio da collocare nell’apposito casello.
     Analizzando i documenti dell’epoca, si trova anche un contratto stipulato con mastro Giovanni de Grigi, bollatore della città (cioè funzionario responsabile dei pesi e delle misure) per “fabricargli a tutte sue spese et di suo bon fero un orologio per la torre del Comune tutto di novo, di quella grandezza come si ritrova il presente vecchio da sonare le hore a dodici”, opera che fu realizzata nel giro di cinque mesi e che fu pagata venti scudi ed una lira. Non è ben chiaro, però, quando l’orologio fu qui trasportato dalla sua antica collocazione, un angolo dell’attuale Palazzo della Ragione: secondo alcuni, esso sarebbe stato presente nella torre già dal 1407, secondo altri fu trasferito solo nel 1486; un indizio certo in tal proposito lo avrebbero forse potuto offrire le strutture originarie del casello nel quale fu successivamente inserito, ma esse sono state demolite in questo secolo per la costruzione dell’ascensore.
     Nei primi mesi del 1553, il cantiere si fermò, forse a causa di qualche difficoltà di tipo economico, ma l’intera città fremeva per poter sfoggiare la nuova torre e le sue campane in una occasione più che solenne: la Pasqua. Mancavano parti importanti, non ancora terminate, non da ultimo mancava la scala per accedere alla nuova cella campanaria. Dopo oltre due di anni d’interruzione, nel 1555, non più sotto la direzione del Morgante, ma di un semplice muratore di nome Giovanni Zinetti, fu approntata la costruzione della scala e furono effettuate le ultime migliorie; il cantiere terminò definitivamente nel 1556.
     Il Campanone è stato sempre al centro delle storie della città, belle o brutte che siano: le campane suonavano per richiamare la cittadinanza a festeggiare il santo patrono, i sovrani in visita alla città o l’erezione dell’albero della libertà (1797); suonavano anche in occasione dei momenti tragici, come i ripetuti incendi che l’hanno coinvolta, insieme agli edifici adiacenti, oppure suonavano in occasione dei momenti di quotidianità, come i famosi “100 rintocchi” che segnavano il momento della chiusura delle porte d’ingresso della città. Da allora fino ad oggi, ogni sera, alle dieci, la campana suona ancora i 100 rintocchi, in memoria dell’antico coprifuoco.

L'articolo è stato realizzato con l'ausilio dei testi denominati:
“La Torre Civica – archeologia e storia”,
di Andrea Zonca – Comune  di Bergamo, 1993
“La Torre Civica di Bergamo nelle pagine della storia”,
di Tancredi Torri – Giudici editore, 1955

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