Il primo traguardo viene rappresentato dai circa 560 km/h di velocità raggiungibili tramite il motore jet. Ma come, non si poteva fare di più? Assolutamente no, considerate che un aereo non pesa come il Bloodhound, ovvero 7,5 tonnellate, di cui una tonnellata di solo carburante, inoltre, non siamo in quota, a terra l’aria è molto più densa, quindi il motore rende molto di meno, anzi, è più corretto dire che non può spingere di più. Fondamentalmente, i motori a reazione sono progettati per volare, non per mobilitare bizzarri veicoli su ruote.
     A questo punto inizia il bello, entra in funzione il motore Cosworth V8 da Formula 1 (sigla CA2010), ma non per spingere il veicolo, ma solo per alimentare il carburante nel razzo, sì, un missile da 12.200 chilogrammi, il terzo motore, il quale necessita di una pompa in grado di erogare velocissimamente il propellente nel razzo per una ventina di secondi, giusto il tempo necessario alla sua accensione. Nei restanti 20 secondi di spinta del razzo prima di esaurire il carburante il Bloodhound deve raggiungere le mille miglia all’ora per battere il record. È in questa fase la vera spinta e la strizza si fa sentire. È vero che bisogna solo andare dritti, ma non crediate che sia come andare in autostrada a 250 all’ora, magari con il gomito appoggiato alla mensola di pregiata pelle di una SLS ed il volante retto solo da una mano, qui le correzioni sono continue e non è possibile anticipare ciò che ci aspetta di fronte, la velocità non consente di anticipare una correzione con la cloche guardando la pista. Ad un certo punto l’aderenza delle ruote viene anche meno, non è una sensazione, è effettivamente così, in quanto subentra l’aerodinamica. In sostanza, non sono più le ruote a dare direzionalità al veicolo-volo, ma le appendici aerodinamiche. Le ruote ancora toccano il terreno, ma esse stesse fungono da ali. Il problema è il “buco”… c’è una finestra temporale di qualche manciata di secondi, che per noi sembrano minuti, durante i quali il Bloodhound è come se galleggiasse sulla superficie di terra battuta, come un catamarano sull’acqua, ondeggia e ci appare senza controllo, forse lo è, le correzioni di traiettoria sono inutili, ma noi siamo ottimisti… e via, sempre più veloci ma anche più stabili, in linea retta, seguendo una linea di tintura vegetale di colore verde, spruzzata da un aereo guidato da GPS, come riferimento della pista larga 500 metri; senza di essa sarebbe impossibile, su questa superficie tutta identica, andare dritti.
     Ok, abbiamo seguito alla lettera le indicazioni di Andy Green, abbiamo il record in pugno, ma ora, come ci fermiamo? Dobbiamo innanzitutto togliere delicatamente il gas ed attendere che l’attrito con l’aria ci rallenti ad una

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