PUÒ BASTARE LA CULTURA PER USCIRE DALLA CRISI
di Cristiano Calori
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In tempi di crisi un po’ tutti stanno invocando la cultura e l’arte come via d’uscita dalla crisi economica e “petrolio” italiano. Qualcuno azzarda pure che il Ministero dell’Economia e quello della Cultura siano accorpati; Vittorio Sgarbi, tra gli altri, nelle varie ospitate televisive post elezioni ne ha fatto un “mantra”. Di certo non si può che essere d’accordo in linea di principio: i tesori artistici che abbiamo non ce li ha nessuno e su questo c’è poco da aggiungere, rimane il fatto che la nostra industria culturale è in crisi, numeri alla mano, e va ripensata una nuova classe dirigente che sappia coniugare cultura e risultati economici.
Se andiamo nel dettaglio dei dati a nostra disposizione, che si riferiscono al 2011, possiamo evincere che solo i Musei Vaticani, quindi una realtà non italiana ma extraterritoriale, con 5 milioni di visitatori l’anno entrano nel Gotha dei grandi musei del mondo, piazzandosi quinti ed in risalita di ben due posizioni, dietro i 9 milioni di visitatori del Louvre di Parigi, primo ed inattaccabile, i 6 milioni del Metropolitan di New York, i 5,8 del British Museum di Londra e i 5,2 della National Gallery di Londra. Certamente, la gratuità dei musei londinesi e americani può in parte spiegare i grandi numeri, ma i gioielli italiani?
Gli Uffizi di Firenze, con un lodevolissimo 1,7 milioni di visitatori, sono il primo museo italiano, ma sono solo al 21° posto nella classifica mondiale; la milanese Brera, in attesa di una sistemazione degna di un museo di tale livello, non arriva a 300.000 visitatori l’anno; va solo un po’ meglio al Museo del ’900 di Milano, ma non ingannino i 700mila ingressi, infatti, circa 400mila si sono registrati nei tre mesi gratuiti di apertura del museo, anche se Milano merita un discorso a parte. Pur essendo la città in cui hanno operato Bramante e Leonardo, essa è per eccellenza la città italiana del Novecento ed è una delle capitali europee in questo senso, la città delle avanguardie artistiche e dell’architettura borghese ed il successo del Museo del ’900, che tutti aspettavano da 50 anni, è una conferma della propria vocazione modernista. Quindi, gli Uffizi sono fuori anche dalla “Top 20”, ma considerando la limitata ricettività turistica della capitale toscana il risultato rimane comunque accettabile.
I motivi di questi, in generale, poco esaltanti risultati italiani sono molti e sono da ricercare innanzitutto in un cattivo management dell’enorme patrimonio artistico, ma anche per l’ostinata adozione, per storia e mentalità
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