aggregativo e non ci si può certo nascondere dietro i falsi pretesti di fare o proporre cultura, facendo diventare intolleranti, con acrobatiche e poco convincenti motivazioni, coloro che subiscono sistematicamente le “violenze” dei nottambuli e dei loro sponsor.
     Personalmente dissento da chi, con troppa facilità, tende a scaricare sulla collettività silenziosa, cioè quella che non è partecipativa agli eventi per scelta o per impossibilità, le responsabilità di impoverimento culturale, poiché dimentica che è principalmente compito sia delle amministrazioni locali sia dei gestori individuare le zone che offrono maggiore compatibilità con la tipologia di evento che si intende diffondere e, comunque, far rispettare le regole. Pretendere, quindi, che il cittadino se ne stia tranquillamente rinchiuso nella propria abitazione facendo spallucce e sopportando baccano, urla, rumori molesti, feste improvvisate all’esterno e risse, appare una richiesta fuori luogo e priva di qualsiasi buon senso.
     Bergamo, è notorio, è una città restìa all’intrattenimento di massa e alla vita mondana e ne è geneticamente e culturalmente distante, ma ciò non deve costituire ostacolo al fatto che essa possa vivere e animarsi anche nelle tanto agognate ore notturne, perché gli stili di vita si modificano e si trasformano, purché il divertimento – e ciò deve costituire una regola irrinunciabile – si mantenga nei limiti della ragionevolezza.

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