DOPO L’OSPEDALE TOCCHERÀ ALL’ACCADEMIA DELLA GDF?
                                              di Pierluigi Piromalli

     Dopo la recente dismissione degli Ospedale Riuniti in Largo Barozzi, evento epocale per la città di Bergamo, e il battesimo ufficiale del nuovo Papa Giovanni XXIII alla Trucca, all’opinione pubblica orobica è stata rappresentata una probabile quanto ancora indefinita ipotesi che riguarderebbe la soppressione della sede cittadina dell’Accademia della Guardia di Finanza, collocata, neanche a farlo apposta, frontalmente al vecchio nosocomio.
     La notizia è apparsa recentemente sui quotidiani locali e, per quanto essa costituisca ancora una informazione priva dei canoni dell’ufficialità e della conferma degli organi istituzionali, non sembra presagire qualcosa di buono per la città, che, in caso affermativo, perderebbe un’importante Istituzione nazionale, a prescindere dal distorto pensiero comune, e patirebbe un impoverimento globale in termini di visibilità.
     I vecchi Riuniti e l’Accademia della GDF hanno, infatti, rappresentato, per anni, un binomio importante per Bergamo e per il quartiere di Santa Lucia, caratterizzando economicamente e socialmente una zona cittadina di indubbio pregio, che ora sta patendo gli effetti di scelte irreversibili. Bergamo deve ora giocarsi, sul piano nazionale, la propria credibilità, facendo valere il peso specifico che le compete per il fatto di appartenere ad un’area economicamente e politicamente forte. Mantenere l’Accademia in città equivarrebbe a rafforzare il contesto socio-economico del territorio e a consolidare il ruolo amministrativo in chiave nazionale, mentre la politica locale, se sarà capace ed influente, potrà agevolare questo percorso.
     La comunità bergamasca, fortemente legata alle proprie tradizioni e alla cultura del lavoro, probabilmente accoglierebbe la decisione di soppressione con una certa freddezza e con una altrettanto certa distanza, a testimonianza che la terra orobica poco si cura di apparire, concentrata com’è, e come è sempre stata, sulla produttività come fondamento e tratto distintivo della propria identità e ricchezza.
     A prescindere dagli opinabili punti di vista sulla questione e dalle inevitabili dissertazioni tra i favorevoli e i contrari alla soppressione, resta il fatto che, con i tempi che corrono e con i tagli sempre più incisivi alla spesa pubblica, la dismissione dell’Accademia appare molto più di una ventilata ipotesi. Il ministero competente sembrerebbe, infatti, orientato ad accorpare nella Capitale, che già ospita il biennio di specializzazione, il triennio formativo

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