nel quale troppi hanno sguazzato con fare equivoco per salvare ciò che salvabile non era.
Lo capì subito l’opinione pubblica, ma non vollero capirlo né i politici né, tantomeno, coloro che avevano la responsabilità nella gestione aziendale. Tra l’altro, le scelte successive, che hanno spinto l’azienda, nata dalle ceneri di quella precedente, ad ipotizzare improbabili sodalizi, mai riusciti, con altri vettori europei senza veramente individuare partner affidabili, si sono rivelate fallimentari dal momento che la compagnia, ritenuta anche da colossi industriali come Air France un contenitore vuoto, continua a macinare passivi e a perdere competitività sul mercato, complice una politica aziendale miope, rassegnata e forse disinteressata alle sorti dell’azienda.
Il problema, in sostanza, nasce da lontano, dal vezzo tipicamente italico di voler tenere a galla un’imbarcazione gravemente lesionata e destinata comunque ad affondare senza tener conto che, in un contesto compromesso, è molto più ragionevole abbandonare la nave, salvare il salvabile e risparmiare i costi di utopistiche iniziative, soprattutto quando sono sponsorizzate con denaro pubblico.
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