LA REPUBBLICA È ALLO SBANDO?
                                              di Pierluigi Piromalli

     La contraddittoria e rocambolesca rielezione di Napolitano a presidente della Repubblica ha sancito la restaurazione dei vecchi poteri e, al tempo stesso, ha decretato, in qualche modo, la riaffermazione del movimento di Beppe Grillo.
     Quanto accaduto testimonia che le logiche e gli schemi sono saltati, senza che Bersani, Partito Democratico, che aveva avviato le consultazioni, sia riuscito a percepire la realtà non solo nell’affrontare la delicata missione di formare il governo, ma anche nell’approccio alle elezioni presidenziali. La mancata elezione prima di Marini e poi di Prodi è sintomatica di questa incapacità, forse congenita o forse figlia di scelte sbagliate e inopportune, che avrebbero richiesto maggior coraggio anche da parte delle anime critiche dei partiti.
     Il dramma vero è che soprattutto l'agonia del PD coincide con la evanescente fase politica che dura da quasi due mesi e che si è riflessa sul Quirinale, arena di sfida e banco di prova del pessimo stato di salute della classe dirigente.
     Non si capisce ancora come e se sarà possibile emancipare l'Italia da un gruppo politico che sta sfidando pericolosamente la pazienza dell'elettorato, ma è stata la miopia e la mancanza di vere leadership che hanno veramente evidenziato i limiti dell’attuale raggruppamento parlamentare, con Bersani impegnato goffamente a sperimentare improbabili alleanze di governo e che, alla fine, ha dovuto deporre le armi di fronte ad un partito spaccato, rassegnando le dimissioni.
     La malattia del PD nasce, poi, dalle Primarie, strumento che è stato manipolato ad arte per disegnare equilibri interni, sulle quali è nata l’anomalia di un partito che ha dimostrato di non avere nel proprio DNA la capacità di governare e di leggere gli eventi.
     Bersani e soci sono caduti nella trappola tesa da Grillo, il quale ha utilizzato le elezioni presidenziali per proporre il nome di Stefano Rodotà, dandolo in pasto ai grandi elettori e che, sfruttando il conflitto fra Bersani e Renzi, ha affossato l'accordo PD-Pdl su Franco Marini. Il PD ha poi sterzato con un incredibile dilettantismo sulla candidatura di Romano Prodi, una scommessa già persa in partenza e che si è trasformata nell’eutanasia di Bersani, uomo politico privo di quel carisma che si richiede ad un leader di una colazione o di un movimento.
     Con la nomina di Napolitano, primo presidente uscente a essere rieletto nella storia della Repubblica, si sancisce indirettamente la vittoria di Grillo, che non

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