Dalla seconda metà del ’700 in poi, qui sono andati sorgendo, con apparente casualità, costruzioni ed impianti i quali, a poco a poco, hanno creato il nuovo cuore della Bassa: la progressiva decadenza dell’antichissima Fiera, che qui ogni anno si teneva con impianti provvisori nel gran prato di Sant’Alessandro e sostituita poi da un compatto reticolo di botteghe in muratura, il trasferimento, avvenuto nella seconda metà dell’ottocento, dei principali uffici pubblici, l’apertura nel 1845 del nuovo asse stradale, poi chiamato viale Vittorio Emanuele II e che toglieva alle vie dei borghi la prerogativa di unico accesso a Bergamo alta, infine l’abolizione della cinta daziaria, avvenuta nel 1901 con il concreto abbattimento delle mura quattrocentesche (le Muraine), che recingevano i borghi stessi, tutto questo rese imprescindibile una nuova sistemazione di questa area divenuta l’incrocio urbano principale tra la via che univa i vecchi borghi e l’arteria che legava Porta Sant’Agostino, in Città Alta, con la stazione ferroviaria, nuova porta cittadina.
     La decisione di sistemare la zona della vecchia fiera della Fara venne presa tramite un concorso nazionale, che fu vinto dall’architetto Marcello Piacentini, il quale si trovò a fronteggiare le richieste ben precise della collettività, fra le quali spiccava il requisito, indispensabile da rispettare, quale la completa visibilità dell’intero panorama di Città Alta da un qualsiasi punto in mezzo ai due Propilei. I limiti di questa progettazione, per tanti aspetti esemplare, furono quelli delle dimensioni, che non sono quelle di una piccola città ottocentesca, e nel non aver progettato un’articolazione aperta a nuovi sviluppi urbani.
     Spalle alla stazione ferroviaria, lungo il ramo destro del Sentierone, possiamo osservare il Teatro Donizetti, fondato nel 1736 come Teatro Riccardi e ricostruito nel 1797, dopo uno spaventoso incendio. Un secolo dopo, fu realizzata la facciata che possiamo oggi ammirare e l’edificio fu dedicato proprio al compositore bergamasco, raffigurato dal monumento realizzato da Francesco Jerace, collocato nel giardino di piazza Cavour. Dietro di esso troviamo un piccolo boschetto recintato, rappresentativo dell’idea dell’arte come mistero ed inacessibilità.
     Al termine di questo ramo, vale senz’altro la pena visitare la bella chiesa di San Bartolomeo e Stefano, edificata fra il 1603 e il 1642 sul luogo di un convento medioevale. All’interno è custodita la Pala di Martinengo (1516), una meravigliosa “Madonna con Bambino e Santi” ad opera di Lorenzo Lotto, mentre, se alziamo gli occhi a contemplare la volta della chiesa, ci possiamo deliziare con la “Gloria” dell’ordine domenicano (1751), di Gaspare Diziani.
     Dopo la chiesa, sul lato opposto di via Tasso, troviamo il palazzo ottocentesco della Prefettura e della Provincia, al cui interno fanno bella mostra di sé gli affreschi di Gian Battista Castello, raffiguranti le storie di Ulisse, affreschi

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