LA SCHIAVA BAMBINA
                                              di Diaryatou

     L 'autrice del libro, edito dalla Piemme editore, si fa chiamare Diaryato ed è originaria di una famiglia della Guinea; immigrata clandestina in Europa, nel gennaio del 2004 è fuggita da una vita fatta di abusi e segregazione per iniziare il lungo e delicato processo di integrazione nella società francese. Oggi vive a Parigi e studia per diventare infermiera.
     Il libro è la storia vera di Diaryatou, che si ritrova a soli 14 anni sposata per mezzo di un matrimonio combinato dai suoi genitori ad un uomo di trent'anni più vecchio di lei, deportata in Europa dall'Africa per essere stuprata, picchiata e umiliata tra le mura domestiche, giorno dopo giorno, vittima di un vero incubo senza fine.
     Madre bambina di figli mai nati per incuria, ignoranza e crudeltà, e di una bambina nata morta che, in quanto donna, non ha neppure avuto il diritto di accompagnare al cimitero, Diaryatou racconta la sua storia in prima persona rendendo una testimonianza che squarcia il silenzio sulla condizione delle donne africane, mostrando la netta distanza tra le culture e raccontando, pagina dopo pagina, la difficoltà dell'integrazione.
     Il matrimonio per lei non è altro che una prigione, dove la sua infanzia si è spezzata, una gabbia in cui l'hanno costretta e dove la sua volontà è annientata, stritolata dalle violenze quotidiane, che suo marito le infligge semplicemente perché nata donna e quindi non meritevole di dignità; ma Diaryatou trova il coraggio di ribellarsi a questi soprusi, rendendo una testimonianza sconvolgente che toglie il velo alla condizione di molte giovani immigrate, vittime delle tradizioni e della sorda legge degli uomini; è riuscita a risollevarsi da una condizione disperata e a far sentire la sua voce, raccontando la storia ha potuto finalmente ricordare chi è, rivivendo i giorni spensierati della sua infanzia, quando viveva con la nonna nel villaggio in Guinea, di cui ha un dolce ricordo avendola lei cresciuta come una vera madre, e che, pur amandola immensamente, non ha saputo evitare che le venisse inflitta l'usanza spietata dell'infibulazione.
     Raccontando la sua storia è riuscita finalmente a curare quelle piaghe che urlavano tutto il suo dolore, un dolore fatto di segregazione, abusi, paura, solitudine, ma soprattutto di una infanzia distrutta troppo presto e che non potrà tornare mai più.

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