Tempo fa leggevo, sul numero 13 del magazine Artribune, un articolo dello storico dell’arte Christian Caliandro, intitolato “Contemporaneo, patrimonio, stupidità”, nel quale l’autore proponeva una interessante provocazione: “Proviamo a immaginare uno scenario: cosa accadrebbe se una mattina, contemporaneamente, scomparissero dall’Italia tutti i musei, le biblioteche, le librerie, le gallerie? Poco o nulla, con ogni probabilità. A parte gli immancabili appelli di intellettuali infuriati e le proteste di minoranze probe e coscienziose, la maggior parte degli italiani quasi non se ne accorgerebbe o commenterebbe facendo spallucce.”
L’ho trovato fin da subito parecchio intrigante e, dal mio punto di osservazione privilegiato sul mondo dei libri e della lettura, ho cercato di trarne un proficuo spunto di riflessione al fine di focalizzare e approfondire il suo impulso provocatorio sul comparto editoriale, appunto, assolutamente “consono” nella sua realtà attuale allo scenario immaginato. Supponiamo dunque che, da domani mattina, spariscano editori e librerie, quindi, per diretta ed inevitabile conseguenza, svanisca la possibilità di leggere libri. Cosa potrebbe accadere, secondo voi? Sommosse, rivoluzioni, proteste tumultuose contro le classi dirigenti o l’establishment industriale che avranno permesso ciò senza fare nulla di concreto?
Forse di primo acchito verrebbe da rispondere: “ma certo, accadrà ‘senza dubbio’ qualcosa del genere!” Sicuri? Insomma, la mettereste una mano sul fuoco ad avvalorare la certezza di una tale risposta, se l’avrete sostenuta? Personalmente, invece, temo che accadrebbe quanto Caliandro ipotizza nel brano sopra riportato del suo articolo; sì, ovviamente qualche protesta anche pubblica ci sarebbe, nelle piazze, fuori dalle serrande abbassate di qualche libreria o magari pure davanti a qualche ministero… ma quanta gente ci sarebbe, secondo voi, a protestare? Una folla oceanica? Oppure una “minoranza proba e coscienziosa” – citando le parole di Caliandro – la quale, naturalmente, essendo composta da lettori probabilmente forti e dunque di presumibile buona cultura e relativo alto senso civico, non arriverebbe mai a mettere in atto una manifestazione particolarmente veemente e di matrice sovversiva, se non per via dei soliti “antagonisti” infiltrati. Di certo, sarebbe ben più civile e ragionata di quella che verrebbe messa in atto da chissà quanti facinorosi nel caso (sempre ipotetico/fantascientifico, ovvio) che domani mattina venisse abolito il calcio,