TAGLI ALLA GIUSTIZIA: L’ENNESIMA SCURE SUI CITTADINI
                                              di Pierluigi Piromalli

     L’inarrestabile azione di governo, che, in nome del rispetto del pareggio di bilancio, macina un turbine di balzelli senza fine e partorisce tagli impietosi anche in quei settori della vita sociale dove dovrebbe concentrarsi lo sforzo maggiore dell’Esecutivo, colpisce ancora una volta l’apparato giudiziario che langue e che attende riforme riposte nel cassetto dei buoni propositi. Cosicché, il legislatore, invece che prospettare ed adottare correttivi e modifiche per rendere più snelle le procedure e per dotare gli uffici giudiziari di personale adeguato al disbrigo delle attività di cancelleria e di gestione del contenzioso, si diletta a calare la mannaia sul moribondo comparto, complicando l’accesso alla giustizia e rendendo onerosa l’attivazione delle cause.
     Dapprima si è deciso, dopo lungo e animoso dibattito tra le categorie interessate e l’avvocatura, di rivedere la geografia giudiziaria del Paese, decidendo per la soppressione delle sedi distaccate di Tribunale e riducendo gli Uffici dei Giudici di Pace e poi, come se non bastasse, si è proceduto ad aumentare, con l’ultimo disegno di legge di stabilità finanziaria, gli importi dei contributi unificati per gli atti giudiziari già sottoposti, negli ultimi anni, a rilevanti incrementi percentuali.
     La manovra finanziaria, ormai è notorio, costituisce una consuetudine alla quale il Parlamento ricorre per far cassa, incurante di tutti i contraccolpi che il reperimento forzoso di risorse può determinare. Da un lato, è vero, v’era l’oggettiva necessità di rivedere la geografia dei distretti giudiziari, in parte antistorica e non più in sintonia con i tempi, andando a tagliare le sedi di Tribunale che potevano essere accorpate alle sedi centrali, sia per ragioni di vicinanza territoriale sia perché i carichi di lavoro non giustificavano il mantenimento di tali strutture, ma, dall’altro, la scelta appare rivolta unicamente a contenere le spese visto che non v’è traccia di alcuna previsione di rinforzo degli uffici che dovranno assorbire i carichi di lavoro delle sedi in via di dismissione. Ma il legislatore, si sa, fa “i conti senza l’oste”, rovesciando sul privato cittadino, come sempre, i paradossi e le anomalie delle proprie scelte.
     La revisione degli uffici giudiziari porrà il problema dell’assorbimento e della ridistribuzione delle cause sui ruoli già congestionati dei giudici ed aumento dei tempi di attesa per la celebrazione delle udienze e questo, visti i tempi di crisi, potrebbe essere un male necessario, tutto sommato ancora tollerabile, se fosse l’unico. In realtà, gli aumenti previsti per la contribuzione unificata toccano le

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