comunque non aveva più appetito.
     La sua preoccupazione era la perdita dei capelli e delle sopracciglia, che ancora non si stavano manifestando, ma si aspettava un cambiamento a breve in quanto quelli del corpo se ne stavano andando via velocemente ogni giorno. Invece, fortunatamente, capelli e sopracciglia rimasero pressoché invariati nell’aspetto, così Anna poté tornare al lavoro senza dover giustificare, a chi non sapeva del suo male, un aspetto diverso dal solito.
     Sebbene il protocollo prevedesse che il terzo ciclo di chemio iniziasse rispettando la ciclicità delle quattro settimane, Anna si prese i suoi tempi. Fu una decisione giusta? Non vi è modo di saperlo, ma il corpo è suo, se non se la sentiva probabilmente ha compiuto la scelta giusta. Inoltre vi erano due tappe importanti da oltrepassare: una TAC di controllo ed una visita presso il team di Orbassano per monitorare la situazione. C’è da considerare, infine, un’altra cosa importante: se fisicamente sei messo male, il ciclo successivo potresti anche non portarlo a termine; forse, dunque, è meglio dilatare i tempi di riposo tra un ciclo e l’altro al fine di portarlo a termine.
     Anna ed io ci rivedemmo dopo la “gita” ad Orbassano, a fine ottobre del 2010. Le chiesi se non era presto sottoporsi ad una TAC dopo solo due cicli o meglio dopo poche settimane dal termine del secondo ciclo, ovvero ad inizio ottobre. In effetti, i medici di Pavia ritenevano che i primi ed eventuali risultati della chemioterapia si sarebbero manifestati un po’ più in là nel tempo, tuttavia l’équipe di Berruti ha richiesto un incontro con la TAC alla mano e… che cosa vuoi farci… “a proposito”, le domandai, “mi puoi raccontare com’è andata?”
     “Per quanto riguarda la TAC”, mi spiegò Anna con un mezzo sorriso sorseggiando un succo di frutta alla pera nel nostro bar preferito, “sul male primario non ci sono cambiamenti evidenti, mentre le lesioni sul fegato, le metastasi, manifestano una leggera diminuzione.” “Ma è fantastico!” Esclamai, “a me pare già un buon inizio.” “Sì”, replicò lei con una piccola frazione del mio entusiasmo, “solo che a Orbassano…”, “cosa, dimmi”, “a Orbassano mi hanno detto che sicuramente si devono fare tutti e sei i cicli previsti. Per la mia pressione alta mi hanno tolto i diuretici e mi hanno aggiunto il Luvion, in quanto il mio organismo si mangia il potassio. Spero che funzioni. È positivo che ci sia stata una reazione ai farmaci da parte del surrene, anche se ancora molto minima, diversamente, se mi fossi trovata nel 50% dei casi in cui questa linea di terapia non funziona, sarei dovuta passare alla seconda linea, statisticamente molto meno efficace della prima. Mi hanno poi effettuato un esame particolare:

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