TUTTI PARLANO DI POLITICA… NOI CITIAMO PAGINE LETTERARIE
                                              di Gaudenzio Rovaris

     Nella giornata festiva solitamente si incontrano nelle piazze dei paesi o sul sentierone della città gli sfaccendati della domenica in vena di chiacchiere e pettegolezzi. In queste settimane sembra che tutti parlino di politica… La gente normale invece non sa più cosa possa fare per eliminare, magari anche fisicamente, chi li tormenta, chi promette di non metter loro le mani in tasca, chi dice di avere la bacchetta magica per rimediare allo schifo che hanno combinato proprio loro nel nostro Paese, chi si presenta come la novità (ma sembrano mummie sedute sugli scanni del foro cadente romano come i senatori della repubblica romana durante l’invasione dei Galli di Brenno; ma quelli si che avevano gli attributi e sapevano affrontare anche la morte per affermare la loro dignità…) e via chiosando le dicerie, che culminano semplicemente in affermazioni del tipo “A so mia chi votà” o “I vaghe a qel pais sti disgrasiac” o “mandai in miniera”…
     La vera novità, secondo quanto percepisco, è che la gente modesta ed onesta, che purtroppo in questi ultimi anni ha provato sulla propria testa e non certo per colpa propria la crisi a fronte degli sprechi continui della classe dirigente, ora si disinteressa della politica e probabilmente il numero dei non votanti sarà molto elevato.
     Sabato mattina, durante un’azione di volontariato degli ex bersaglieri al servizio della comunità, la chiacchierata si è spostata sulla realtà economica del territorio intorno a Ponte San Pietro, Bergamo. I ricordi hanno lasciato molta tristezza: Legler, Caproni, Gildemaister ed una miriade di piccole aziende, piano piano, sono state chiuse. Ricordavano la “disponibilità” dei dirigenti verso i dipendenti con premi di produzione, vicinanza alle maestranze e le continue lamentele dei rappresentanti di un certo sindacato, che ad ogni occasione cercavano di intralciare l’attività dell’azienda… Probabilmente i dirigenti avevano di mira il loro utile, ma la gente semplice è sempre rimasta “attaccata” al suo lavoro, ha visto il padrone come chi “’l ga daa ol laurà”, è sempre stata orgogliosa di lavorare per le grosse aziende; ancora oggi chi ha una certa età e onestà ricorda con tristezza quei tempi e quelle situazioni che hanno portato certamente alle conquiste sociali, ma hanno anche dato motivo di riduzione di personale prima e delocalizzazione poi.
     Come poi mi ha colpito la rabbia verso la Lega Nord che li aveva traditi, che vorrebbero votare comunque, perché aveva dato loro la possibilità di sentirsi

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