FEMMINICIDIO, 65 VITTIME DA GENNAIO: UNA OGNI DUE GIORNI E MEZZO
                                              di Gaudenzio Rovaris

     “Il 12 luglio, Malala, la giovane pakistana che combatte per il diritto all’istruzione, compie 16 anni. E quel giorno tutto il mondo ascolterà la sua voce”
     (titolo di un articolo di Marika Surace su Grazia di qualche tempo fa)
     “Femminicidio, 65 vittime da gennaio: una ogni due giorni e mezzo”
     (titolo di Repubblica del 3 luglio 2013)

     Ma anche
     “Diritti civili e omofobia, la vera emergenza”, di Fabio Sabatini: “Il Fatto Quotidiano” del 13 agosto 2013

     Sono solo tre titoli di un problema che anche sottovoce sta sconvolgendo le nostre coscienze e ci propone interrogativi su dove finiremo di questo
passo.      L’altro giorno, nel caldissimo pomeriggio, ho incrociato una coppia vicino all’aeroporto di Orio al Serio: la donna tutta coperta di un vestito verde scuro con i guanti (aveva scoperto solo una parte del volto) mentre l’uomo tranquillo in maglietta leggera mezze maniche… Mi era capitato di vedere in un supermercato qualche giorno prima un’altra con il burka ”completo”, sempre con un compagno comodamente libero…
     Ne parlo ogni tanto con i vicini e spesso il discorso “cade” sui telegiornali e sulle notizie di femminicidi e omofobia che sembrano diffondersi a macchia d’olio. Dai media si diffonde la urgenza di una legislazione in proposito, senza sottolineare, come fa il popolino saggio, che la legge non basta quando vediamo un debole che sconta anni di carcere e dei potenti che tengono occupate aule di tribunali per anni o un decreto “svuota carceri” che risolve in questo modo il problema del sovrappopolamento.
     Un articolo di Beppe Severgnini su “il Corriere della sera” del 14 agosto scorso recitava: “Noi maschi dovremmo occuparci di più del femminicidio” e l’autore nel suo saggio è come quasi sempre di una linearità sconcertante; troppo spesso siamo come gli struzzi e ci limitiamo a prendere atto a posteriori di problematiche che apparentemente non ci interessano, finché non ci toccano di persona… Così, almeno il fatto che se ne parli, che se ne affronti l’informazione, che si presentino i suoi vari aspetti, può essere positivo.
     Dal mio punto di vista, troppo spesso crediamo che l’inasprimento delle pene possa essere un deterrente al problema. D’altra parte solo episodi particolarmente eclatanti evidenziano i limiti di una giustizia come viene

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