Da questo momento in poi, il mio comportamento non potrà essere altro che disprezzato. Indifferente ed inesorabile trascuro Marta, pretendendo da lei più di quanto sia in grado di offrire come prestazioni fisiche, dimenticandomi persino della sua schiena dolorante. Se mi fossi reso conto della crudeltà ostentata, tra l'altro inusuale, mi sarei strappato il cuore per il dolore e la vergogna.
Ben presto, durante il tortuoso cammino,
Marta necessita di una breve sosta; questa sarà la prima di una lunga serie di fermate sempre più frequenti fra loro, le quali accentueranno la mia intolleranza. Raggiunto il culmine di impazienza, di colpo mi rassegno; rendendomi
conto dell'orario, capisco che ormai non è più possibile raggiungere la cima entro le 11:30, tanto più che il percorso è più difficile e lungo di quanto pensassi e la mia fidanzata è in seria difficoltà. Dunque, con tranquillità concludiamo
il sentiero, raggiungiamo e superiamo il rifugio Curò e ci fermiamo solo quando arriviamo al lago artificiale, dove troviamo quattro metri quadrati di piano erboso su cui poterci accomodare. Inoltre, visto che l'appetito si fa sentire e mezzogiorno è trascorso da molto, riteniamo opportuno soddisfare i nostri stomachi.
Mentre voracemente consumo il mio panino,
sono distratto dal paesaggio che si presenta dinanzi. Nel punto in cui mi trovo, due montagne circondano la visuale e non mi impediscono di osservare l'estensione del lago. Questo grande specchio d'acqua, dalla forma piuttosto allungata, presenta contorni irregolari tuttavia sinuosi, mentre copre i piedi delle montagne circostanti con umiltà pari solo a quella dell'uomo di fronte all'infinità dell'universo.
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