Nonostante sia affascinato dalla purezza e dalla semplicità di questo paesaggio, sono costretto a distendermi sulla coperta che ricopre il prato a causa di una improvvisa quanto disarmante sonnolenza. Nel frattempo Marta si reca al rifugio. Anche se gli insetti mi disturbano incessantemente, riesco ad appisolarmi un'ora e al mio risveglio, avvolto dall'odore emanato dall'erba quando è riscaldata dal sole, colgo, fra l'intensa luce, il sorriso della mia ragazza che mi
felicita.
     Ormai sono le 14:00 e ci sono molti posti da vedere ancora, quindi mi riprendo rapidamente e ci avviamo verso l'estremità del lago opposta alla diga. Purtroppo però non è accessibile, non ci sono sentieri che ci possano guidare fin laggiù e se siamo giunti a metà percorso è solo perché il livello dell'acqua, dopo due aperture estive della diga, si è decisamente abbassato.



     Soffermandomi sulla riva osservo l'acqua: è limpidissima, incontaminata, ma non ha un bel colore, perché a causa delle nuvole di passaggio che affievoliscono di tanto in tanto i raggi solari, il lago assume un aspetto minaccioso. Mi chino sulle gambe in modo da potermi bagnare le mani. Scruto sul fondo i sassi che, a meno di un metro dalla riva, svaniscono in quello che può essere chiamato l'inizio del suo abisso. Mi
domando dunque quanto possa essere profondo e alzando la testa contemplo la riva opposta, le montagne circostanti e ragiono secondo le mie conoscenze. Ad un tratto sgrano gli occhi, inorridito per l'inquietante profondità che ho ipotizzato, senz'altro paragonabile all'altezza delle maestose "Signore" che mi circondano. Infine, mentre un colpo di vento mi rabbrividisce, mi alzo di scatto ed arretro, pensando che, al di là della temperatura senz'altro molto bassa, mai mi tufferei in un lago con questo aspetto, sebbene sia cosciente che si tratta di un puerile ed immotivato sentimento di paura.
     I successivi cinque minuti ci dedichiamo al classico gioco di lanciare i sassi nell'acqua, scegliendo quelli più adatti a rimbalzare sulla superficie; naturalmente vince chi ottiene più salti con un lancio. Subito dopo torniamo verso il rifugio, ma proseguiamo oltre, imboccando un sentiero stretto ed oltremodo pericoloso: a sinistra abbiamo, a pochi centimetri di distanza, la montagna, mentre a destra ci "incoraggia" lo strapiombo sul lago, almeno trenta metri di salto nel vuoto. Se vogliamo giungere alla diga tuttavia dobbiamo proseguire.

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