Concluse le mie riflessioni, soddisfatta tutta la mia curiosità, mi ritiro cautamente dalla voragine per raggiungere la mia ragazza e raccontarle ciò che ho visto.
     Sono le 17:00 e siamo quasi rimasti soli in questa valle; c'è solo un gruppo di ragazzi che ci precede di molto sulla strada del ritorno. Risaliti con fatica nella zona della funivia, noto una porta di ferro colorata di blu e subito mi accorgo che


è identica a quella vista precedentemente. È facile dedurre che comunichino ed avvicinandomi, osservando oltre la soglia, ne ho la certezza, è la stessa. Esorto Marta ad entrare con me, ma arretra inorridita. Cerco di calmarla e a fatica la convinco a seguirmi.
     L'unica preoccupazione è quella che, visto il tardo orario, qualcuno del personale dell'Enel ci chiuda dentro involontariamente,
perché questa galleria è un passaggio di servizio a loro riservato, affinché si abbrevi il percorso da qui alla diga maggiore. Ad ogni modo soprassiedo queste osservazioni a più tardi e senza perdere tempo mi dirigo all'entrata.
     Sulla soglia ci accoglie una grande ragnatela, che ci obbliga ad abbassarci per evitare di urtarla. Appena dentro ci fermiamo qualche istante, come per dare a noi stessi la possibilità di ripensarci. Effettivamente sembra lo scenario di un film dell'orrore; questo passaggio ad arco dai contorni frastagliati, maledettamente umido, tetro, gocciolante, cosparso di palta sul fondo, sembra il luogo ideale per ospitare topi e pipistrelli. Naturalmente, per "sollevarle" il morale, le racconto queste sensazioni. Lei odia terribilmente i pipistrelli ed è semplice immaginare come si sia sentita dopo queste parole. Io invece rido e non prendo seriamente la situazione fino a che, ripreso il cammino con Marta nascosta sotto il mio braccio, esclamo che restando un mese chiusi qui dentro si morirebbe per l'umidità. Mentre ci addentriamo sempre più nel tunnel, sulla sinistra, poco prima di una curva a destra, c'è un vicolo cieco, chiuso da una porta dalle cui estremità filtra un esile fascio di luce. Pochi metri dopo la curva, improvvisamente, fuori da ogni aspettativa, la lunga serie di lampade che ci illumina il cammino si spegne, proprio nell'istante in cui le stavo osservando.
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