capitato, la sento scorrere dentro di me e prendere possesso del mio corpo, dei miei movimenti e della mia mente. Temo di non saper più come uscire di qui; pavento egoisticamente la mia fine in questo luogo privo di vita.
     La luce si riaccende. Davanti a noi c'è la curva e ci affrettiamo a percorrerla, quindi, non appena vediamo l'entrata, ci precipitiamo fuori da questo tunnel maledetto così velocemente da restare senza fiato.
     Tornati in noi, cerchiamo di tranquillizzarci e riprendiamo il sentiero del ritorno, quello più lungo ma "sicuro" naturalmente. Intanto spiego a Marta che la luce del passaggio artificiale deve essere stata spenta da qualche imbecille, convinto di fare uno scherzo degno di una persona matura. Infatti, nell'ingresso vicino alla grande diga, ho notato che c'è un interruttore alla portata di tutti, il quale comanda sicuramente le luci dato che è connesso all'impianto. Insomma, è stata una burla di pessimo gusto e le nostre urla uscite dal tunnel sono servite a rallegrare la giornata di qualche insoddisfatto burlone, il quale, fortunatamente per noi, si è accontentato di giocare non troppo a lungo.
     Scendendo lentamente nell'altra valle e osservando scrupolosamente la poca gente rimasta quaggiù, è facile trovare il responsabile; si trova sicuramente fra l'unico gruppo di ragazzi rimasto. Prima di tutto perché questi hanno l'età giusta per una idea simile e secondo perché sono gli stessi che ci precedevano quando eravamo nei pressi della piccola diga; tuttavia chi può mai dirlo con esattezza? L'unica certezza è che ci siamo presi un bello spavento.

     A proposito, Marta ha scaricato la tensione emotiva gridando, io invece ho emesso alcun urlo, né compiuto azioni atte a scaricare la paura accumulata in quel buio pertugio. È deleterio un simile comportamento, perché "un trauma represso può generare reazioni somatiche irregolari non indifferenti, le quali, se non curate adeguatamente, spalancano la porta che conduce all'isteria," scrive Freud in "Ossessioni, fobie e paranoia." Comunque questa volta mi è andata bene, nonostante mi tremassero ancora le gambe due ore dopo l'accaduto.

     Termina qui la nostra felice giornata di paura, ma mi sono promesso che l'anno prossimo ripercorrerò quel funesto passaggio, munito però di una efficiente pila per ogni evenienza.

                     "La paura, una facile via di accesso all'isteria".

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