PALAZZO MORONI
                                 di Graziano Paolo Vavassori
     Francesco Moroni, dopo il suo matrimonio con Lucrezia Roncalli da Chignolo avvenuto nel 1631, è stato il fautore della costruzione di quell'edificio chiamato in seguito "Palazzo Moroni". Se percorrendo Via Porta Dipinta ci si sofferma al civico 12, non si prova stupore o meraviglia osservando la facciata di questa nobile dimora, tuttavia, la sua semplicità esteriore nasconde delle decorazioni e degli ornamenti che sono considerati una delle espressioni più significative dell'arte barocca in Bergamo.
     I lavori sono durati vent'anni, dal 1646 al 1666, e sono stati eseguiti da Battista della Giovanna, un impresario meticoloso che aveva l'abitudine di annotare scrupolosamente i pagamenti dei fornitori e degli artisti, con le relative motivazioni. I faldoni su cui sono state raggruppate tutte queste informazioni, chiamati "Il libro dei conti della Fabbrica di Porta Penta" (dal nome che a quell'epoca era dato a Porta Dipinta), sono conservati dalla famiglia Moroni; un attento esame ci consente di risalire alle abitudini ed ai criteri di lavoro di un periodo nel quale poco si è indagato.
     Sembra che il Maestro Battista sia stato
solamente l'esecutore dei lavori e non il progettista, il quale è rimasto anonimo. Tuttavia non esiste nemmeno un progetto vero e proprio, come per gli altri edifici nobili della città. Poiché la struttura del palazzo non prevedeva particolari soluzioni architettoniche, non stupisce il fatto che Francesco Moroni si sia affidato ad un bravissimo professionista che però non disponeva di una firma illustre. Di fatti Palazzo Moroni si distingue soprattutto per la fantasia e la professionalità degli artisti che lo hanno in seguito abbellito.
     Il fronte dell'edificio è caratterizzato dal portale d'ingresso collocato in posizione asimmetrica, incorniciato da bugne e decorato da un fregio dorico. Le sue dimensioni, insolite per le abitudini del tempo, indicano che la sua funzione era più che altro pratica. Superata questa soglia, ci si trova di fronte ad una prospettiva interamente progettata da Lorenzo Rodi. In asse con l'ingresso, una parete bugnata racchiude in sé una nicchia a grotta con la statua di Nettuno mentre la parte alta è chiusa da una balaustra in pietra, ornata d'anfore, che
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