Padre Eterno che comanda all'arcangelo Gabriele di informare Goffredo della missione che deve compiere in Terra Santa, l'arcangelo stesso che informa Goffredo e un gruppo di angioletti che circonda l'Onnipotente, il quale appare fiducioso di quanto le truppe cristiane si apprestano a compiere.
Il plafone è solo l'inizio di un "racconto", che continua sulle pareti secondo una stretta concatenazione di eventi-rappresentazioni. Donato Calvi ha perfettamente eseguito il proprio progetto iconografico, esteso anche ad altre figure allegoriche che commentano la sequenza di disegni. Come le otto statue bronzate dipinte lungo i lati del salone. Quattro sono figure di donna e rappresentano la Fede, la Bravura, la Fatica e la Vittoria. Le altre hanno un aspetto virile e sono dedicate al Consiglio, allo Zelo, al Disprezzo ed al Giubilo. Completano questa magnifica stanza quattro stemmi celebrativi, uno per angolo, in cui vi è dipinta la pianta del gelso nelle varie fasi dalla crescita. A noi può sembrare troppo "pieno" un ambiente simile, ma non bisogna dimenticare che in quel periodo era normale colmare di affreschi in questo modo, perché era importante mostrare tutta la propria ricchezza e nobiltà, e la simbologia delle immagini rappresentava un ottimo mezzo per raggiungere lo scopo. La pianta di gelso, ad esempio, simbolo dei Moroni fin dal 1500, era la loro più importante fonte di ricchezza, tanto più che in dialetto bergamasco si pronuncia come il cognome: "Morù".
Passando alla "Sala delle Stagioni" o "Sala dell'Età dell'Oro", si nota subito l'imponenza di Saturno circondato da putti al centro del plafone, mentre nelle aperture della quadratura, sotto forma di personaggi femminili seduti su basamenti, quattro illustrazioni simboleggiano l'Allegrezza, la Semplicità, l'Abbondanza e la Pace. Sotto di essi vi sono le relative storie, mentre per le pareti, l'Azzola ha usato la medesima tecnica mostrata al Palazzo Terzi, con colori ricorrenti nelle varie rappresentazioni che abbiano un nesso logico.
Nella "Sala dei Giganti", decorata dal Barbelli con quadrature di Domenico Ghislandi, ciò che colpisce di più il visitatore è l'immagine dei Colossi che, fulminati da Giove, cadono verso il suolo con gli stessi macigni che si erano portati come armi. Il disegno plastico dei grandi corpi che cadono e l'insieme della composizione regalano un effetto suggestivo, tanto da accentuare l'azione di gravità terrestre, dando l'impressione di un autentico precipitare.
Nella "Sala di Ercole", l'eroe mitologico è su una quadriga dorata e tiene in una mano una clava, nell'altra le redini dei destrieri al galoppo. Gli fanno da contorno sulle nubi Giove, Giunone, Mercurio e Pan.