mondani e le lusinghe infernali. L'Onore, con abito e sembianze di un giovane guerriero, sostiene con il braccio uno scudo ed ha il capo circondato da una corona di palma, quale simbolo di vittoria per la conquista di trofei. La statua della Fortuna ha gli occhi bendati, per indicare che distribuisce a caso piaceri e privazioni, che ama e odia senza guardare in faccia alcuno. Vicino ad essa vi è una ruota, come elemento figurativo dell'instabilità della fortuna, i cui interventi destinano o tolgono ricchezza senza distinzione di persona. Una statua, circondata da addobbi ed insegne regali, dalle sembianze di una regina orgogliosa che pretende da tutti omaggi e riconoscenza, rappresenta la virtù della Ricchezza.
     La statua della Dignità indossa una corona di stelle, per indicare che, coloro i quali dispongono di questa prerogativa, sono in grado di togliersi dagli impicci della vita quotidiana per raggiungere traguardi più elevati. La donna è affrescata nell'atto di versare dalla cornucopia una gran quantità di grazie e doni, sia al mondo laico che a quello ecclesiastico. Il simbolo del Valore ha le sembianze di un uomo con il viso minaccioso e con i capelli circondati da un diadema di alloro, segno del vigore e dell'audacia che racchiude nel suo cuore. Questa carrellata si conclude con la statua della Sapienza, la quale è circondata da libri, simbolo del sapere tramandato nei secoli.
     Il resto dello scalone è occupato da una serie di quadri con tinte policrome, dedicata al mito di Amore e Psiche nella versione narrata da Lucio Apuleio. Un grande affresco, invece, occupa il soffitto ed è diviso in tre parti: in una viene illustrato l'innamoramento di Venere e Cupido. In un'altra Venere ordina la morte di Psiche e nell'ultima Cupido lancia alla fanciulla Psiche gli strali dell'Amore. Altri affreschi, sempre in tema, occupano gli spazi restanti, posti quasi come fossero una sequenza cinematografica.
     È importante evidenziare che lo stato attuale dello scalone è il risultato di un restauro voluto dal conte Antonio Moroni, membro dell'Associazione Dimore Storiche Italiane. Con questi lavori durati circa due anni, il conte ha riportato l'ambiente allo stato originario, ovvero quello descritto dal Calvi.
     Passando ai locali del primo piano, essi possono essere divisi in due settori: quello maestoso affrescato da Gian Giacomo Barbelli e quello per così dire privato, decorato nel 1835 in occasione di un restauro.
     Il salone dedicato a Torquato Tasso e alla sua "Gerusalemme liberata" è il più ricco di decorazioni. Il soffitto, affrescato in modo tale da donare all'ambiente ancor più altezza di quanto sia realmente, raffigura tre momenti specifici: il
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