esprimeva il proprio talento dipingendo soggetti proposti dal committente. Per interpretare questa filosofia pittorica è stato anche pubblicato un libro nel 1655 a Bergamo, intitolato: "Le misteriose pitture di Palazzo Moroni spiegate dall'Ansioso Accademico Donato Calvi Vice Principe dell'Accademia degli Eccitati all'illustrissimo signor Francesco Moroni". Donato Calvi, infatti, è colui che ha pensato i soggetti. Per quanto riguarda le campiture e le riquadrature, il Barbelli era affiancato da Giovanni Battista Azzola, ed il risultato che ancora oggi possiamo ammirare ostenta la felice collaborazione che i due artisti avevano.
     Partendo dall'androne d'ingresso, sotto la volta, fino alla prima metà dell'Ottocento era dipinta una bilancia. Sui piatti in perfetto equilibrio c'era una costruzione da una parte e del denaro dall'altra, con accanto una scritta: "Aequa lance librandum," che letteralmente significa "si deve agire con i piatti della bilancia in equilibrio". Dato che il messaggio racchiude in sé il motto di non fare il passo più lungo della gamba, ovvero non si deve costruire una casa se non si hanno i soldi per terminarla, si trattava di un complimento nei confronti della famiglia Moroni, per sottolineare la sua operosità e saggezza.
     Lo scalone a due rampe mostra tutta la bravura del Barbelli, che con il suo operato è riuscito a creare delle visioni lontane e di ampio respiro, eliminando la sensazione di angustia che, le pareti ed il soffitto effettivamente piatti, danno all'ambiente. Esso è dedicato alle nove virtù o prerogative che consentono ad una famiglia di essere ricordata nel tempo: l'Antichità, la Nobiltà, la Santità, l'Onore, la Fortuna, la Ricchezza, la Dignità, il Valore e la Sapienza. Queste virtù sono rappresentate da statue bronzate di donna e di uomo, dipinte su nove quadri distinti. La statua dell'Antichità sostiene con la mano destra una sfera celeste, simbolo della prima creazione della Divina Onnipotenza. La figura siede sopra un pezzo di colonna infranta, per indicare che il ricordo delle cose antiche vince e supera la memoria del tempo. La statua della Nobiltà raffigura una donna coronata da un duplice diadema, per indicare che la nobiltà si fonda sul sangue, inteso come carattere ereditario, e sulla virtù d'animo. Sopra un vassoio dorato si scopre un cuore (sangue) circondato da raggi (virtù). Nella mano destra essa tiene un'asta come simbolo della Fortezza e ai piedi vi è la figura di un leone, il quale per gli antichi era sinonimo di generosità. La statua della Santità è in atteggiamento devoto e religioso; ha il capo coronato di raggi, non solo per evidenziare la serenità di coloro che possiedono la Grazia Divina, ma anche per ribadire il valore della famiglia che la persegue. Ha un piede che poggia sul mondo, mentre a lato si vede il principe delle tenebre che incatena i piaceri
        pagina 03 di 06
 
 
 
 
 
   
 
Infobergamo® - www.infobergamo.it è un prodotto H.S.E. - Leggi la nostra CDD - Validazione XHTML - CSS
Autorizzazione Tribunale di Milano n.256 del 13 aprile 2004. Vietata la riproduzione e la riproposizione non autorizzate di testi ed immagini.
Barbelli, Calvi, Ghislandi, Palazzo, Moroni, Bergamo, Città, Alta, Palazzi, Storici, Turismo, Storia